La Palestina del I e II secolo dopo Cristo. contava molto poco nell'Impero
Romano. Non c'è quindi da meravigliarsi se i documenti dell'epoca
contengono soltanto qualche allusivo accenno ad avvenimenti relativi a
quella lontana, oscura e insignificante regione; c'è da stupirsi del
contrario: che tali accenni esistano . Vediamoli.
Nell'anno 117, Tacito, storiografo di Roma, cosi scrive dei cristiani
peseguitati da Nerone:
Quindi, per mettere a tacere la voce che l'incendio di Roma fosse stato
ordinato da lui (Nerone) ne fece colpevoli sottoponendoli alle più
raffinate torture, coloro che erano invisi per le loro abominazioni e che
la gente chiamava cristiani. Questo nome veniva loro da Cristo, che sotto
l'Impero di Tiberio il proconsole Pilato aveva condannato a morte. Repressa
al momento, questa superstizione detestabile si faceva di nuovo strada, non
solo in Giudea dove aveva avuto origine, ma anche a Roma.
Annali, XV 44
Qualche anno più tardi, Svetonio, nella Vita dei Cesari, accenna
in due occasioni ai cristiani, che confonde con i giudei, e al loro
fondatore che chiama erroneamente "Cresto" anziché Cristo. A proposito
dei vari decreti promulgati da Nerone, fra i quali anche il bando dei
cristiani scrive:
Si suppliziarono i cristiani, gente che apparteneva ad una superstizione
nuova e pericolosa.
Nerone, 16
Mentre aveva motivato nei seguenti termini l'espulzione degli ebrei da
Roma, decretata dall'imperatore nel 49:
Espulse da Roma i giudei, che erano in continua agitazione per la
propaganda di Cresto.
Claudio, 25
Plinio il Giovane, negli anni in cui fu governatore in Bitinia (111-113),
in una lettera inviata all'imperatore Traiano, così si esprimeva
circa il trattamento che era solito riservare ai cristiani da lui deferiti:
Dopo vari interrogatori accompagnati da minacce, faccio giustiziare coloro
che si ostinano nel dichiararsi cristiani.
Alcuni hanno negato di essere cristiani e hanno persino maledetto Cristo.
Ma, a quanto sembra, ciò non succede mai a un vero cristiano.
La mia inchiesta ha chiarito che tutta la loro colpa o errore consiste
nell'essere soliti riunirsi in giorno fissato prima della levata del sole
per cantare un inno a Cristo come a un Dio; a impegnarsi con giuramenti
non a perpetrare qualche crimine, ma a non commettere né furti
né atti di brigantaggio né adulteri e a non mancare alla
parola data ... non avendo trovato che una suserstizione irragionevole e
smodata, ho sospeso la mia ricerca di informazioni e o pensato di ricorrere
al tuo consiglio.
La cosa mi sembra proprio meritevole del tuo consiglio soprttutto a motivo
del gran numero di accusati...
Epistole, X 96
Giuseppe (I sec.), ebreo di casta sacerdotale, condotto prigioniero a Roma,
dove da libero assunse il nome di Giuseppe Flavio (aggingendo al suo il
nome patrominico dei suoi mecenati, i Flavi Vespasiano e Tito), col quale
firmò le sue opere, tutte di carettere storico, nelle
Antichità giudaiche, parlando di Pilato, inserisce questo "excursus"
su Gesù:
Al tempo di Pilato visse Gesù uomo sapiente... Egli si
guadagnò molti giudei ed anche molti nell'ambiente ellenistico. E
Pilato, ascoltandolo, mentre veniva accusato dagli uomini del più
alto rango tra noi, lo condannò alla croce; ma coloro che dapprima
lo avevano amato, non cessarono di amarlo.
Essi raccontano che egli era apparso a loro tre giorni dopo la sua
crocifissione e che era vivo; forse perciò era il Messia del quale
i profeti hanno raccontato meraviglie. E la stirpe dei cristiani,
così chiamati dal suo nome, non è finora scomparsa.
XVIII, 63
Luciano di Samosata, uno scrittore vissuto nel sec. II, parla con tono
canzonatorio della "straordinaria dottrina dei cristiani". In un dialogo
(La morte del pellegrino, 11-16), dopo aver irriso l'uomo "che è
stato crocifisso in Palestina", getta scherno sui cristiani
poiché credono di vivere in eterno. Il loro legislatore li ha
persuasi che sono tutti fratelli, dispezzano senza distinzione ogni cosa
e tutto ritengono proprietà comune, accogliendo tali dottrine senza
nessuna prova concreta.
In realtà sono "degli ingenui". E questo avviene perchè
adorano il loro sofista crocefisso e vivono sotto la sua legge.