Giro in giostra

Breve storia del nostro Oratorio


anno 1994.
Quaranta più uno

Potremmo dire che non li dimostra, ma non è vero. Esteticamente si, tranne che nella parte nord dove campeggia tutto nuovo fiammante, il nuovo teatro S. Lorenzo. Non li dimostra il nostro Oratorio S. Pio X come l'hanno chiamato il giorno della sua inaugurazione ed ora ribattezzato don Bosco. 
Non li dimostra perché è giovane spiritualmente, e perché da due anni si è risvegliato nelle sue attività, aperto ai grandi, ai giovani, ai piccoli, ai vecchi, è insomma più che Oratorio il Centro Parrocchiale polifunzionale.
Ma come è nato, ci viene spontaneo chiedere? Vediamo di fare di esso memoria storica, perch´ tutti lo conoscano attingendo dai documenti e anche dalla viva voce dei più anziani.
Prima della costruzione, nel 1953, dell'edificio attuale, erano almeno tre i luoghi che fungevano da oratorio nel senso attuale del termine, e cioè il saloncino con palco e sedie sito nella vecchia canonica, angolo via De Capitani e via Umberto Primo.
L'altro era il cosiddetto "Uretore vecc", Oratorio del SS. Sacramento e cioè Oratorio nel senso originale del termine, luogo di orazione. Era cioè la chiesetta posta davanti alla vecchia facciata della chiesa, oggi ridotta a sacrestia, rimasto uso fino agli anni cinquanta quando fu venduto ai privati.
Oggi è diventato con un totale restauro casa civile di proprietà Tibaldini.

pagina 1

Il terzo ambiente dove si svolgevano attività oratoriane era il pianterreno della casa vicariale, cioè dei curati che qualche volta sono stati mandati in aiuto al prevosto, quando questi era anziano o malato.
Era posta fino al 1953, anno di costruzione del nuovo complesso, dietro il campanile, prima della discesa (al rampadù del campanel), era fino all'epoca napoleonica una cappella dedicata alla Madonna del Rosario e sede della relativa confraternita, soppressa dalle leggi napoleoniche. 
In essa, al piano superiore abitava il curato, mentre il piano inferiore era adibito a oratorio maschile. Le ragazze ed i ragazzi più piccoli, frequentavano l'asilo che in quei tempi funzionava anche da oratorio femminile. Questo era gestito dalle suore Adoratrici che vennero, da noi, nel 1910, portate dal Beato Spinelli in persona.
Fino agli anni cinquanta risiedettero i vicari; i più anziani ricordano Don Battista Del Bosco, nativo della vicina Calvenzano e finito poi vicario a Brignano dove è sepolto, detto scherzosamente Don Burela. 
L'ultimo a risiedervi fu Don Elio Testa dal 1951 al 1955, il quale sentì forte la necessità di una più adeguata struttura rispetto alle insufficienti costruzioni testé ricordate. Nacque così la necessità di costruire il grande edificio attuale, posto in prossimità della casa canonica e della chiesa.
La nobile famiglia De Capitani d'Arzago, sempre munifica verso la popolazione, ne donò l'area: ora il problema era, fatto il progetto, iniziare la costruzione e soprattutto raccogliere i fondi. Arzago, sempre generosa rispose con viva collaborazione. Era il 1953.

pagina 2

L'esigenza di costruire un edificio accogliente e spazioso da adibire alle attività educative catechistische e ricreative, si fece più pressante quando nel 1951 venne inviato ad Arzago, in aiuto al vecchio parroco don Annibale Cristini, il giovane sacerdote Don Elio Testa. 
Questi riorganizzò la vita oratoriana e parrocchiale, suscitando entusiasmi sopiti tra i giovani e le famiglie, negli anni difficili del dopoguerra.
Fu individuato il campo di dodici pertiche di proprietà della nobile famiglia dei Marchesi De Capitani d'Arzago, posto vicino alla casa parrocchiale, la posizione giusta, in paese, lo spazio adatto per costruire ed avere altri spazi per il gioco; non c'era posto migliore, lo possiamo dire a maggior ragione oggi. 
La Marchesa Anna Maria Dozio De Capitani d'Arzago e i figli, generosamente offrirono il terreno, insieme ad una cospicua offerta in denaro. Del progetto furono incaricati l'ingegner Alessandro Scaglia di Cremona e per la costruzione l'impresa Doneda di Vailate. 
La nuova costruzione prevedeva al primo piano aule di catechismo e riunioni, sala per un bar, un portico e al piano superiore stanze per l'abitazione del vicario e altre per il catechismo; un grande cortile per i giochi, il resto adibito a campo da pallone.

pagina 3

La prima pietra fu così posta il 23 Dicembre 1952 benedetta dall'allora ausiliare del Vescovo di Cremona, Mons. Paolo Rota, in essa fu inserita la capsula di piombo contenente l'estratto dell'autorizzazione di costruzione con la data e la relativa firma delle autorità civili e religiose presenti. Fu spianato il fondo e gettata la ghiaia, operazione eseguita gratuitamente con i carri agricoli delle famiglie contadine arzaghesi, generosissime. 
A ritmo serrato vennero le fondamenta, i piloni, le solette, il tetto, i pavimenti, e i serramenti tipici del dopoguerra, nella loro sobrietà. Contemporaneamente la gara di generosità nella raccolta dei fondi di pagamento continuava senza sosta; ancora molti ricordano don Elio girare con i giovani a raccogliere coi carri il fieno nei vari cortili. Ma anche granoturco, frumento, uova, il latte di S. Giorgio, le buste mensili. anche una locale compagnia teatrale oratoriana di giovani, raccoglieva fondi attraverso la rappresentazione di commedie brillanti o tragiche che si concludevano con allegre farse finali. 
Finalmente l'otto dicembre 1953, giorno in cui iniziava il centenario della proclamazione del dogma dell'Immacolata Concessione il nuovo Vescovo di Cremona Mons. Danio Bolognini, veniva ad Arzago a benedire ed inaugurare il nuovo oratorio tanto atteso. 
Una lapide, posta all'ingresso principale ricorda l'avvenimento. 
Ora l'Oratorio è la realtà concreta presente nella Parrocchia.

pagina 4

Con l'apertura del nuovo Oratorio la pastorale giovanile poteva veramente avere spazi necessari per esplicarsi nella catechesi, nel tempo libero. Purtroppo il vicario don Testa non poté vedere se non per un anno e mezzo i frutti del suo lavoro, perché nel 1955 fu trasferito a Sabbioni nel Mantovano. il vecchio parroco don Cristini, rimasto solo senza la possibilità di avere subito il vicario, rinunciò alla parrocchia dopo 15 anni di guida pastorale per ritirarsi nella natia Soncino, nel 1956. così il Vescovo Mons. Bolognini nominò nell'estate 1956 il preposto parroco di Arzago il 38enne don Erminio Goi parroco di Costa S. Abramo, nativo di Vico Bellignano nel Casalasco. Fece il suo solenne ingresso il 30 settembre di quell'anno, e sì capì sin dall'inizio che all'oratorio e all'evangelizzazione dei giovani voleva dedicare le sue migliori energie, scegliendo persino di abitare nella casa del vicario nell'Oratorio stesso, anche perché la canonica era in pessime condizioni (sarà demolita nel 1969). 
Estinto in pochi mesi debito della costruzione della struttura, il nuovo parroco, per nulla impaurito dei debiti sicuro che la popolazione lo avrebbe sostenuto, realizzo prima il muro di cinta dell'Oratorio poi la costruzione di un teatro-cinema da accostare al resto dell'edificio, per le attività culturali e sociali della parrocchia. 
Progettato dal geom. Piero Macchi e costruito dalla ditta Rossoni Giovanni di Arzago in pochi mesi poté essere pronto, aveva la capacità di 250 posti a sedere fissi, in legno che con l'aggiunta di sedie poteva arrivare a 300 posti. 
Fu inaugurato l'8 ottobre 1961 dal vescovo di Cremona Mons. Danio Bolognini in visita pastorale ad Arzago. 
Il cinema parrocchiale era già cominciato, quando don Goi aveva comprato la licenza dal signor Camillo Erba, che per dieci anni il Sabato e la Domenica ad Arzago aveva reso popolare il cinema nei locali di Piazza Marconi.
Il parroco riuscì a gestire il cinema utilizzando provvisoriamente, la saletta dove ora è il bar oratorio. L'apertura del cinema fu un grande richiamo per la gente, che poteva passare serenamente la serata domenicale e talvolta il film poteva essere dato il Sabato sera o il pomeriggio della Domenica.
La sala fu chiusa nel 1980 dal Parroco don Ferdinando perché ormai la crisi del cinema aveva svuotato le sale e tutti preferivano uscire dal paese. Anche la televisione aveva contribuito a questo. Inoltre era necessario ristrutturare la sala a causa del tetto malandato e del riscaldamento malfunzionante.

pagina 5

La vita dell'oratorio di quegli anni era attivissima, una buona pastorale giovanile con incontri periodici per la catechesi e la formazione cristiana della gioventù. In particolare il Villaggio della Gioia (oggi si chiama GREST) radunava con successo nelle calde giornate di Luglio tanti ragazzi sotto la guida del Parroco, di Ilario Belloni, Don Eliseo e Don Natalino allora giovani Seminaristi alle prime esperienze.
All'asilo in piazza del Comune, le suore Adoratrici (chi non ricorda suor Candida, suor Albertina e suor Pier Giovanna ?) seguivano le ragazze tenendo aperto l'Oratorio femminile domenicale e il Grest in estate con la scuola di lavoro (ricamo e cucito). I momenti intensi di partecipazione della gioventù cattolica di quegli anni erano la festa di S. Luigi per la gioventù maschile e quella di S. Agnese per quella femminile. La festa di S. Luigi scomparve nel 1970, non era più sentita; rinacque qualche anno dopo col nome di festa dell'Oratorio e come tale continua fino ad oggi. 
Nel 1958 il parroco don Erminio istituì al posto della festa di S. Agnese come festa della gioventù Cattolica femminile, in occasione del centenario dell'apparizione a Lourdes, la festa della Madonna di Lourdes a metà Febbraio. Le giovani in quell'anno regalarono con le loro offerte raccolte una grande statua di gesso. L'accompagnarono con una grande fiaccolata dall'asilo alla chiesa, consacrandosi a Lei. Per alcuni anni si tenne ancora questa fiaccolata. Anche questa festività scomparve dopo il 1970.

pagina 6

In quello stesso anno 1970 don Goi sentì la necessità di avere un vicario cooperatore fisso in Oratorio e in parrocchia perché in quegli anni difficili della contestazione la gioventù si allontanava e le forme e i modi tradizionali della pastorale giovanile a nulla valevano di fronte a una società in forte evoluzione e tesa verso una decisa laicizzazione. Il Buon Parroco si sforzò in tanti modi di venire incontro alle novità, aprendo l'Oratorio non solo alle attività sportive ma anche permettendo per la messa dei giovani, la Messa Beat, come si diceva allora l'uso delle chitarre in chiesa (il complesso Ghibli di Treviglio). Arrivò cosi nel Settembre del 1970, fresco di ordinazione don Natale Bellani di Castelleone. In realtà già l'anno precedete don Erminio aveva ottenuto dal Seminario di Cremona l'invio per il fine settimana di due chierici teologi, don Giuseppe e don Rinaldo, che avevano animato l'Oratorio e soprattutto il Grest. Don Natale cambiò i metodi della pastorale giovanile tradizionale puntando su una nuova preparazione culturale ispirata a don Milani. 
Furono anni di vivace presenza per la gioventù di quegli anni

pagina 7

che ancora oggi ricorda con piacere quelle attività e quei momenti. Purtroppo nel 1974, a distanza di pochi mesi i due sacerdoti cambiarono. don Erminio nel Febbraio del 1974 divenne arciprete di S. Giovanni in Croce, una promozione improvvisa che lasciò tanto rammarico nella popolazione dopo 18 anni di parrocchialità zelante di opere. Ammalatosi di sclelori a placche, dopo pochi anni lasciata la parrocchia, terminerà i suoi giorni a Cingia de' Botti il 24 Luglio 1984. Il vicario don Natale tenne la parrocchia come amministratore, fino all'arrivo del nuovo parroco il 19 Maggio.
Nuovo parroco fu don Ferdinando Bruni, proveniente dalla piccola parrocchia di Villacampagna di Soncino, ma nativo della vicina Rivolta. Nel Settembre dello stesso anno arrivò a sostituire don Natale, don Giuliano Vailati di Casalmorano, neordinato, che rimase per sei anni ad Arzago. 
Nella chiesa abbiamo imparato a capire che non c'è continuità, se non nella fede in Cristo. La "Comunità" si sciolse alla partenza di don Natale e il nuovo vicario impostò in modo più tradizionale ma più ampio e completo la pastorale giovanile oratoriana, incrementando l'A.C.R. e ciò che rimaneva dei due rami giovanili dell'Azione Cattolica. Ben organizzati risultarono i Grest di quegli anni anche per la presenza dei seminaristi arzaghesi ormai teologi don Eliseo e don Natalino, che diventarono sacerdoti rispettivamente nel 1975 e nel 1977. Per far posto alla nuova casa vicariale, dato che nei primi anni il vicario coabitò con il parroco, fu smantellata la cappellina, restringendo così gli spazi per il catechismo e le varie attività. 
In tutti i casi l'Oratorio riuscì faticosamente a superare gli anni di crisi, affermandosi sempre come istituzione valida per l'educazione cristiana e civica dei giovani e dei fanciulli. Nel 1980 don Vailati trasferitosi a Casirate lasciò vacante per quattro anni il posto di vicario parrocchiale, la scarsità di vocazioni anche nella nostra diocesi, non permetteva di mandare giovani sacerdoti alle parrocchie più piccole ed Arzago non era poi parrocchia di tradizione "vicariale" come tutte quelle confinati.

pagina 8

Restarono pochi giovani e le attività furono ridotte, ma la catechesi, il Grest, l'A.C.R. rimasero vive ed operanti; in più nei periodi di vacanza il seminarista Flavio Meani poté aiutare la parrocchia nativa. Nel 1983 il nuovo Vescovo di Cremona Mons. Assi poté esaudire il desiderio del parroco e dei parrocchiani inviando don Sergio Recanati, nativo di Masano di Caravaggio che rimase ad Arzago per quattro anni. 
La crisi religiosa dei giovani non fu superata neanche con questa nuova presenza, durata forse troppo poco; nello stesso anno 1987 se ne andarono sia il vicario che le suore rimaste per settantasette anni ad Arzago, tra il rammarico di tanti fedeli, Forse la partenza delle tradizionali figure di educatori parrocchiani ha portato i laici della parrocchia a farsi più responsabili nella collaborazione col parroco, nei vari settori della vita parrocchiale. Anzi con i restauri del tetto della chiesa e del salone parrocchiale (1990-1994) nuove energie si sprigionarono nella ripresa dell'attività oratoriana, mai cessata in realtà ma in forme e presenze nuove. Dopo la festa dell'Oratorio 1994, il Vescovo Giulio Nicolini ha mandato don Gigi Riboni, primo vicario-diacono permanente nella storia della parrocchia. questo arrivo segna la fine di questa nostra carrellata fatta di persone e momenti che conserviamo con amore nei ricordi personali e della comunità parrocchiale. 
Essi ci ricordano che tutti siamo chiamati a lavorare "nella vigna del Signore", ciascuno secondo i propri carismi pochi o tanti che siano, a servizio della gioventù e della fanciullezza nell'Oratorio, geniale istituzione cara a S. Filippo Neri e S. Giovanni Bosco, ancor valida per formare "buoni cristiani e buoni cittadini.


Dal giornalino: LabOratorio
pagina 6