Statua lignea raffigurante S. Lorenzo

Agosto 2002, nel restauro importante scoperta, la statua del patrono appartiene al Seicento e non al Novecento come comunemente si è creduto.





Con questa scoperta si fa giustizia sulla tradizione popolare che voleva la statua del Santo datata appunto nel Seicento.


RELAZIONE TECNICA
DELL'INTERVENTO DI RESTAURI
RELATIVO ALLA STATUA LIGNEA
RAFFIGURANTE:"SAN LORENZO"

appartenente alla chiesa parrocchiale di Arzago D,Adda (BG)



La statua, prima dell'intervento di restauro, sembrava un manufatto ligneo novecentesco, infatti le ridipinture che la coprivano interamente le conferivano un aspetto moderno, come fosse un'opera in gesso dipinto.
Inoltre gli elementi aggiunti ovvero l'aureola in ottone, la graticola (attributo identificativo del Santo) e la palma del martirio, posizionata erroneamente nella mano sinistra, la svalorizzavano, sminuendone il valore estetico. Essendo questi elementi svincolati si è scelto di toglierli e di ricollocare la palma nella mano destra lasciando l'altra ad indicare l'apertura del reliquiario nuovamente visibile all'altezza del petto del Santo.
L'opera liberata da molte sovrammissioni ha ritrovato l'originaria cromia che armonizzando con il modellato ne esalta la linea seicentesca, come ha ipotizzato la dott.ssa Amalia Pacia, funzionario di zona della Soprintendenza di Milano che ha scrupolosamente seguito i lavori di restauro affidati alle ditte Elena Dognini Annalisa Rebecchi di Cremoma



Stato di conservazione e intervento di restauro

Lo stato di conservazione prima dell'intervento di restauro era complessivamente discreto, tuttavia il manufatto appariva modificato nella cromia da sovrammissioni riconducibile ad interventi estetici precedenti; inoltre gli attributi del santo, palma del martirio e graticola, erano stati aggiunti o modificati in tempi diversi.
Il basamento è stato allargato sui lati e ridipinto a finto marmo per adeguarlo all'originale.
Il supporto ligneo non presentava gravi problematiche di degrado se non fori di sfarfallamento in parte colmati dalle sovrammissioni pittoriche e qualche sottile spaccatura causate dal ritiro radiale del legno.
Con l'intervento di restauro si è cercato di riportare l'opera, per quanto possibile all'aspetto originario, conservando parte degli interventi precedenti non deturpanti ed ormai assestati nel tempo.
Prima di procedere al restauro il manufatto è stato sottoposto ad indagini conoscitive relative alla tecnica esecutiva ed è stato quindi necessario, per meglio osservarlo, pulire la superfice eliminando lo strato di sporco depositato nel tempo e concreazionato sulle superfici.
Si è potuto così analizzare l'opera sulla quale si sono riscontrati vari strati di ridipintura di scarsa qualità materia di un certo spessore.
Si sono realizzate alcune prove di rimossione sull'abito rosso, sulla veste e sugli incarnati; attraverso questi campioni si è così costatata la presenza della policromia originale (perfettamente conservata sulla veste, poco lacunosa sull'abito rosso e sugli incarnati) e quindi stabilire la metodologia di intervento ed i materiali idonei allo scopo.
A seguito delle prove si è verificata anche la presenza di gran parte delle metallizzazioni originali sulle bordature delle maniche e sulle fasce di definizione del pannello decorativo che dalle spalle scende verso il basso; inoltre si è ritrovata all'altezza del petto del Santo la tamponatura di un incavo circolare che conteneva la reliquia.
Dopo la disinfestazione, durante la quale la statua è stata sottoposta all'azione di un antitarlo adatto a supporti lignei policromi, si è proceduto alla demolizione delle ridipinture eseguita meccanicamente a bisturi su tutto l'abito rosso e con l'ausilio di un decapante sulla veste sottostante e sugli incarnati; sulle metallizzazioni si è intervenuto in modo differenziato, lasciando il solvente ad impacco e rifinendo poi meccanicamente a bisturi la pulitura.
Le vecchie stuccature ritrovate sotto le ridipinture sono state in parte conservate migliorandone l'aspetto estetico per adeguarle alle circostanti, mentre quelle deadese e create sono state asportate rifatte a gesso e colla. La policromia originale, complessivamente ben conservata, era ricoperta da uno strato protettivo ossidato e disomogeneo che è stato asportato con un solvente in sospensione perché l'azione fosse più controllabile; tale operazione è stata effettuata a seguito del fissaggio del colore originale con resina acrilica in soluzione, e a pennello e ad iniezione, ed ha evidenziato alcune abrasioni della policromia originale.
Le fasi successive dell'intervento sono proseguite con le verniciature intermedie, con le stuccature, levigate ed omologate alle superfici circostanti, ed infine con le integrazioni pittoriche eseguite dapprima ad acquarello e quindi con colori a vernice.
Le metallizzazioni sono state integrate pittoricamente con abbassamenti di tono eseguite a puntini ed a velature.
A termine dell'intervento la stessa vernice sintetica usata a pennello è stata nebulizzata su tutta la superfice per attenuare il lucore.