Missionaria del Sacro Cuore.




In questa pagina viene presentata
una sintesi del libro:
"Suora Dott."
Biografia di madre Bianca Belloni.

Presentata il 10 Ottobre 2004, curata dalla Parrocchia.
Consegnato al Santo Padre: Benedetto XVI,
il 26 ottobre 2006



Per comprendere questa sintesi, si consiglia di leggere quanto ha scritto il diacono permanente Pierluigi Riboni nella sua presentazione davanti alla comunità parrocchiale arzaghese.
Fra i presenti: solo madre Gesuina Ferronato aveva conousciuto madre Bianca, ed escludendo i parenti, solo i più anziani avevano sentito parlare di lei.



==>>Dalla Segreteria di Stato
==>>Le Origini
==>>Missionaria in America
==>>Missionaria in Cina
==>>Wei-Hwei-Fu
==>>Chang-Teh-Fu
==>>Kashing





Tramite il vescovo Eliseo, ricevuto in udienza, abbiamo consegnato al papa il libro:"Suora Dott"





Stemma di Sua Santità Benedetto XVI






Dal Vaticano, 26 ottobre 2006







Reverendo Signore, è pervenuto al Santo Padre un esemplare della biografia di Madre Maria Bianca Belloni, Missionaria del Sacro Cuore originaria - di Arzago, che Ella ha voluto inviarGli in omaggio, con la devota lettera del 22 ottobre corrente.

Il Sommo Pontefice desidera manifestarLe, a mio mezzo, il Suo ringraziamento per il gesto di ossequio e per i sentimenti che l'hanno suggerito e, nell'esprimere apprezzamento per la pubblicazione che consente di conoscere la bella testimonianza della "Suora Dott" che ha speso la vita per annunciare Cristo in terra cinese, di cuore imparte a Lei ed all'intera comunità arzaghese la propiziatrice Benedizione Apostolica.

Profitto della circostanza per confermarmi con sensi di distinta,

Mons. Gabriele Caccia
Assessore





Le Origini


Madre Bianca del Santissimo Cuore di Gesù Agonizzante, al secolo Francesca Maria Carolina Belloni, nacque ad Arzago d’Adda il 6 luglio 1891 dai coniugi Carniti Pasqua e Giacomo, già vedovo con un figlio.
Fu la prima di sei sorelle e due fratelli. Stefano e Battista morirono in tenera età, Carmela ed Angela scelsero anche loro la vita religiosa ed entrarono a far parte delle suore Canossiane. Carmela, al momento della professione dei voti, conservò lo stesso nome di Battesimo e si fece chiamare madre Carmela. Angela invece assunse il nome di suor Agnese e morì ancora novizia nella casa di Corteno in provincia di Brescia.
Carolina, Annunciata e Maddalena formarono una loro famiglia. Il fratello Paolo nel frattempo si era trasferito a Milano per lavoro. In questa città formò una sua famiglia, mantenendo sempre vivo e forte il legame con la terra d’origine.

Francesca, poco prima di entrare in convento Francesca trascorreva la sua vita studiando e aiutando la madre in casa e accudiva (alternandosi con la sorella Carolina di due anni più giovane) le sorelle minori. Si recava alcune ore alla settimana presso la famiglia Tibaldini, dove la signora Maria, coadiuvata dalla nipote Elisabetta, insegnava alle ragazze di allora l’arte del cucito e del ricamo. Questa professione faceva parte dei sui sogni giovanili: voleva diventare una grande sarta.
Nei momenti liberi amava trascorrere il suo tempo leggendo libri. Coltivava questa passione che condivideva con la sorella Carolina, con l'aiuto dello zio Carlo, maestro elementare. Era "curiosa", voleva sapere, capire. Le piaceva dialogare con le persone del vicinato, si intratteneva volentieri con le zie, in modo particolare con la zia Marietta (sua madrina). Con le amiche aveva un bellissimo rapporto, soprattutto con Maria Rocchi, la quale verrà ricordata nelle lettere spedite dalla Cina.
Educata dalla mamma ad una fede viva, Francesca esprimeva una particolare devozione verso la Vergine Maria. Si recava sovente a pregare nella chiesetta della madonna del Rosario che si trova presso la cascina Ravajola e, in compagnia della sua amica Maria, visitava spesso la chiesetta del Cornianello, dedicata all'Addolorata. Ancor oggi le due chiesette sono meta per molti arzaghesi.
Tutti i giorni assisteva alla santa messa e si accostava al sacramento della Santa Comunione. Partecipava ai momenti religiosi e formativi proposti nella comunità e fu proprio in una di queste occasioni di preghiera e di riflessione che conobbe l'ordine delle suore di Madre Cabrini che in quegli anni si stava diffondendo, soprattutto negli Stati Uniti d'America, al servizio degli emigranti. In tale occasione Francesca conobbe personalmente la futura santa. Infatti con alcune ragazze della parrocchia nella primavera del 1910 si trovava a Codogno per degli "esercizi spirituali". In tale circostanza ebbe occasione di parlare con Madre Cabrini. Le parole della Madre piano piano fecero nascere nel suo cuore il desiderio di farsi missionaria, inducendola ad accantonare la primitiva idea che ormai da qualche tempo la spingeva verso le suore Canossiane.
Mamma Pasqua, che nel frattempo era rimasta vedova, decise, non senza sacrifici, di assecondare il desiderio della figlia di farsi missionaria e così, il 2 febbraio 1912, Francesca poté entrare nel convento di Codogno.
Il 30 ottobre dello stesso anno avvenne la cerimonia della vestizione. Dopo l’iter del noviziato, nella chiesa del convento di Codogno, il 2 Febbraio 1914 pronunciò i voti e diventò suora con il nome di suor Maria Bianca del Santissimo Cuore di Gesù Agonizzante nell'ordine delle missionarie del Sacro Cuore di Gesù.


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Missionaria in America




Nel febbraio 1914 madre Bianca venne inviata con altre Sorelle negli Stati Uniti e svolse la sua prima missione come assistente ed educatrice in una scuola materna. Nei primi mesi, ma forse anche per il primo anno, prestò la sua opera nella città di New York. A conferma di ciò esistono due testimonianze scritte nel marzo 1918 riguardanti fatti da lei conosciuti relativi alla vita di Madre Cabrini. Il primo si svolse nel marzo 1914 nella casa di Manresa, l’altro nella casa di Dobbs Ferry il giorno precedente il Columbus Day (stesso anno). La prima casa si trova nello stato di New York, mentre la seconda si trova a circa mezzora di strada dalla città.
Il 2 febbraio 1915 rinnovò i voti annuali, voti professati davanti alla stessa Madre Cabrini e da essa controfirmati.
Una delle due madri che firmò in qualità di testimone il rinnovo dei voti annuali di madre Bianca era madre Antonietta Della Casa, eletta Superiora Generale alla morte di santa Francesca Cabrini.

Rinnovò i voti annuali l’anno successivo, il 2 febbraio 1916, ancora a New York, nelle mani di Madre Antonietta Della Casa delegata dalla Madre Generale.
Alcuni giorni dopo il rinnovo dei voti la troviamo in un’altra casa e precisamente nel borgo di Arlington. North Arlington si trova nello stato del New Jersey. In questa zona esisteva una importante colonia italiana. Da Arlington scrisse alla mamma una delle sue lettere che sono custodite dai familiari. Erano gli anni del primo conflitto mondiale e, nella missiva datata 27 febbraio 1916, madre Bianca esprimeva tutta la sua apprensione per la guerra in corso "che stava devastando tutta l’umanità".

Si preoccupava per le sofferenze di tutti i soldati, infatti si legge: "A noi altro non appartiene che la via della preghiera e della penitenza, onde intercedere la sospirata grazia della pace. Io tengo speciali devozioni onde implorare ai poveri soldati aiuto, forza e coraggio, nel compiere ciò che l’obbedienza da loro esige e ancora perché abbiano da questa loro opera i conforti necessari secondo le occasioni, specialmente riguardo all’anima. Per il desiderio che mi sento di aiutarli, io vi assicuro, che se la mia Veneratissima Madre Generale volesse mandare le sue figlie a soccorso di questi, e ne avesse a farne domanda a chi si sentisse di muoversi a partenza, io ripeto, fra le prime alzerei la mano, e non credo che di ciò voi mamma carissima ne sentireste rammarico" .

Il 2 febbraio 1917 madre Bianca pronunciò i voti triennali.

Il 22 dicembre dello stesso anno morì Madre Francesca Saverio Cabrini, fondatrice dell'Istituto. Madre Bianca partecipò ai solenni funerali che si svolsero a New York il 30 Dicembre 1917 e alla sepoltura avvenuta a West Park (Manresa) il 2 gennaio 1918. In seguito le sue assistenti, ma soprattutto la nuova Madre Generale, chiesero a tutte le suore che avevano conosciuto Madre Cabrini di raccontare i fatti più importanti della vita della futura santa e madre Bianca rese due testimonianze.
La prima porta la data 18 marzo 1918, mentre la seconda del 25 Marzo 1918.
Dalla testimonianza completa che esalta la figura della futura santa, si è voluto riportare in questa pagina solo una parte dove si narra dell'amore filiale di madre Bianca nei confronti di Madre Cabrini, di un colloquio avvenuto nella casa di Dobbs Ferry (New York).
Da queste righe esce un rapporto premonitore della futura vita missionaria di madre Bianca.

Il colloquio tra le due madri è evidenziato nel seguente modo:

Colore blu Madre Cabrini
Colore violetto (ricordi e risposte di madre Bianca.

"Quanto qui segue è sempre impresso nella mia mente a riguardo della mia Veneratissima Madre Generale Fondatrice delle missionarie del Sacro Cuore di Gesù".
(...).
"In particolare - se il vivo amore deriva nel condurre le anime sulla via della perfezione, io posso dire che ero da Lei amata, anzi prediletta poiché non mi lasciò mai inosservata. I di Lei consigli erano e sono a me di grande stimolo nel proseguire la via incominciata e tutta premura si teneva in aiutarmi a vincermi, specialmente sulla sottomissione del mio strano giudizio" .
(...).
"Non credo inopportuno unire qui alcuni fatti avvenuti durante il tempo fortunato che mi trovai in compagnia della Venerabile Madre Generale nella casa di Dobbs Ferry New York" .
(...).
"Fui chiamata dalla Carissima mia Madre Generale la sera alle nove antecedente il giorno che si festeggia Cristoforo Colombo, e mi disse che voleva ragazze nostre orfane della casa di Dobbs Ferry tutte vestite in blu. Le risposi subito e quasi assicurandola essere impossibile, perché gli abiti erano in opera e quattordici non ancora tagliati. Essa con la maggiore tranquillità possibile mi replicò.
<<Bene, bene domani mattina tutte saranno vestite di blu>>
.
Io piena di me stessa mi feci coraggio e dissi: Madre Generale per quello che io possa assicurare anche lavorassi tutta la notte non ne farei più di sei.
<<Sì più di sei, anche tutti se non confiderai in te>>.
Compresi allora il mio orgoglio e le chiesi perdono della mancanza.
Affidata al comando della volontà di Dio incominciai il mio lavoro alle 9 e mezzo e nel frattempo che lavoravo, piena di fiducia di poter esaudire un desiderio della mia Dilettissima Madre, vedevo crescere il lavoro fatto con la massima facilità, e alla mattina per l’ora di doverli indossare erano tutti pronti.
L’amor proprio rimase allora ben confuso ed io intesi che nulla riesce impossibile a Dio ed ai suoi Santi mediante la loro intercessione"
.
(...).
"Nell'ultima volta che ebbi la fortuna di parlarle dopo aver trattato a lungo cose riguardo all'anima mia mi lasciò dette le seguenti parole: <<Io vorrei che tutte sentissero le mie parole e le praticassero, moltiplicatevi dunque figlie mie perché il lavoro è tanto>> e mi diede la spiegazione, cioè disse: <<Moltiplicate la vostra volontà i vostri desideri i vostri atti di confidenza nel Cuore Santissimo di Gesù e allora lavorerete tanto, e in poche come siamo, pel tanto lavoro che abbiamo da eseguire, faremo tanto>>. Io udii ed ora mi feci in dovere di manifestarlo, desiderosa di vedere un così santo desiderio della Veneratissima mia Madre esaudito.

Durante la di Lei vita solevo domandare a Dio nei miei bisogni, le grazie a me necessarie per i meriti della Santa mia Madre, e sempre mi furono concesse. Che mai dovrò temere ora che di continuo mi sta guardando dal cielo! Fidente ero prima, e sicura mi terrò per l’avvenire di essere in tutto esaudita nelle grazie necessarie pel miglioramento della mia perfezione.
Imploro da Dio per mezzo della Santa mia Madre Generale la grazia di divenire una vera sposa dell’Agnello Immacolato e forte missionaria del Sacro Cuore di Gesù, e ancora degna figlia della Madre Cabrini"
.

Di questa testimonianza sottolineiamo solo le ultime righe, infatti questo sarebbe stato il programma della sua vita: "essere una fedele missionaria". E lo sarà specialmente negli anni successivi tra i suoi ammalati nei dispensari delle due missioni in cui avrebbe prestato la sua opera.
Il 2 febbraio 1920 madre Bianca pronunciò i voti perpetui nella chiesa del noviziato della Sacred Heart Villa a New York, sulle rive del lago Hudson. Ora la scelta di madre Bianca è definitiva: sarà consacrata a Dio per tutta la vita.
Dopo la professione dei voti perpetui la ritroviamo ancora a New York, dove prosegue la sua esperienza nella "little Italy". Di questo periodo non si hanno molte notizie relative a madre Bianca e lei stessa, nelle sue lettere, non fornisce indicazioni riguardo a cosa stesse facendo. Si sa solo, dalla memoria dei suoi familiari, che si occupava ancora dei figli dei nostri emigranti.

Dopo la prima guerra mondiale, le missionarie del Sacro Cuore riuscirono ad edificare l'ospedale che Madre Cabrini ancor prima di morire desiderava costruire. Nella stessa epoca il cardinale Hayes, arcivescovo di New York, chiese alla nuova Madre Generale Antonietta Della Casa di farsi carico di un grande ospedale per gli emigranti che un’altra congregazione religiosa aveva iniziato a costruire, ma che più tardi si era poi vista costretta ad abbandonare. Fu per la necessità di avere delle suore specializzate che coprissero gli specifici incarichi che tali opere richiedevano, che la Madre Generale chiese anche a madre Bianca di intraprendere gli studi di farmacista.
Sebbene non conosciamo la data precisa e neppure il titolo di studio conseguito, abbiamo una testimonianza orale rilasciata alcuni anni or sono da suor Ursula la quale disse: "madre Bianca era stata una mia amica e assieme avevamo studiato alla Fordham University di New York City, dove avevamo frequentato e completato un corso di farmacista".
Di questo corso si è trovato traccia nel libro "75 anni di attività Cabriniana", dove madre Bianca viene citata come: "la farmacista".
In quel periodo venne probabilmente mandata alcune volte ad aiutare nelle corsie del Columbus Hospital di quella città. Lo si deduce da una frase scritta, in una lettera inviata alla mamma il 10 ottobre 1922, in occasione del decimo anniversario della Sua vestizione, dove parla di "Brutti malacci".
Mentre a riguardo alla gioia provata in quella occasione scrisse: "Mamma, il 30 di questo mese compio l’anniversario della mia Vestizione Religiosa. Quale giubilo, quale slancio d’amore ne era immerso il mio cuore in sì fortunato giorno (10 anni or sono) eppure non sapevo il perché della gioia che Gesù mi fece allora gustare".
E nella stessa a riguardo della sua vocazione che la portò lontano dalla famiglia scriveva: "Mi dite che desiderate tanto di vedermi, ed io pure di tale desiderio ho piena l’immagine ed è per questo che di sovente parlando a Gesù, espongo quanto mi sarebbe caro a vostro riguardo, e gli vado dicendo: vedi Sposo mio Gesù, da quale privazione mi astengo per Tuo amore, e Tu in ricambio vai dalla mia mamma e sorelle, falle una visita come desidero di farle. Io sono certa che Gesù viene da voi tutti i giorni; e voi come lo ricevete? Lo trattate bene? Oppure vi lamentate per avermi tolta da voi. Oh questo non sia mai! Ringraziamo il Signore che si degnò di chiederci quanto a Lui già apparteneva".


Philadelphia, Madre Bianca nel 1926 Alla Madre Generale delle missionarie del Sacro Cuore, in quegli anni veniva chiesto di mandare delle missionarie in Cina, meta sognata per molti anni da Madre Cabrini. Perciò, consapevole delle necessità di quelle popolazioni che abbisognavano di missionarie in grado di svolgere molte attività, iniziò a far predisporre quanto sarebbe servito. Fu forse in previsione di un invio delle sue missionarie e di un eventuale potenziamento delle future missioni che, tra la fine del 1925 e l’inizio del 1926, inviò madre Bianca al Columbus Hospital di Philadelphia in modo che acquisisse anche quelle nozioni infermieristiche che le sarebbero poi servite in futuro. In quella città madre Bianca iniziò la sua seconda esperienza missionaria: essere completamente al servizio degli ammalati. In questo ospedale prestò la sua opera per circa un anno a stretto contatto con le sofferenze degli ammalati.

Nel mese di settembre 1926, partirono dall’America le prime missionarie del Sacro Cuore destinate alla Cina. Avrebbero dovuto recarsi nella città di Wei-Hwei-Fu, ma ciò non fu possibile a causa della guerra che si combatteva proprio in quella regione, quindi furono costrette a fermarsi nella zona di Shanghai. Per questo motivo la Madre Generale venne sottoposta a ulteriori e continue richieste da parte dei missionari delle Missioni Estere di Milano (P.I.M.E.) che da tempo le chiedevano missionarie per il Vicariato di Wei-Hwei-Fu. In seguito a questa continua pressione Madre Antonietta Della Casa decise di inviare un nuovo gruppo di missionarie per esaudire tali richieste. Ma, informata dalle madri che avevano nel frattempo aperto la missione a Kashing in merito alla situazione cinese, la Madre Generale comprese che qualora avesse inviato altre Sorelle, queste non solo avrebbero dovuto essere delle insegnanti, ma anche delle missionarie capaci di curare gli ammalati (cioè essere "quasi medico") e in grado di produrre delle medicine.
Nel Vicariato di Wei-Hwei-Fu non esistevano infatti ospedali.
Così, per prepararsi a questa futura necessità e vedendo l’innata predisposizione di madre Bianca nel servizio a favore di coloro che erano affetti da mali fisici, la Madre Generale le chiese nell’anno 1927 di intraprendere gli studi di infermiera affinché poi potesse servire nel modo migliore gli ammalati a lei affidati. Ubbidiente al desiderio espresso dalla Madre Generale, madre Bianca accettò con entusiasmo questo nuovo e gravoso impegno. Iniziò così il suo secondo iter "universitario" che durò tre anni. Infatti nel 1928 la troviamo al Columbus Hospital di Chicago.
Non sappiamo se l’ospedale fosse parte integrante di tale università, oppure sede staccata o semplicemente il luogo scelto per il tirocinio teorico-pratico. E’ però certo che questo ospedale era affiliato con la scuola di medicina dell'Università di Chicago. Purtroppo, a causa delle molte lettere smarrite, conosciamo poco di questo periodo, anche se, rispetto al tempo in cui madre Bianca frequentò la Fordham University di New York City, abbiamo almeno una sua missiva. Grazie a questa, scritta alla mamma il giorno della festa dell’Immacolata per le imminenti festività del Santo Natale del 1928, sappiamo che Madre Bianca si trovava in quell’ospedale per gli studi e stava bene. Era l'8 Dicembre 1928.

"Carissima mamma,

eccoci arrivati ad un altro Santo Natale. Un altro anno passa quasi senza vederlo. Il mio soggiorno in Chicago, i mie studi e la mia salute tutto è buono. Nell’ultima mia vi dissi che avrei scritto presto e a lungo, ma poi come il solito non mantenni la promessa, il tempo è cosi misurato, e lo studio ne richiede di più di quanto assegnato
.
(...).
Intanto, mamma cara, raccogliamoci attorno al Caro Gesù ancora infante, diciamogli e apriamo a Lui i nostri cuori le nostre pene, le nostre difficoltà le quali sono pane quotidiano che sostentare deve l’anima nostra. Gesù soffre freddo, nudità, umiltà. Solo povertà e privazione abbondano in quella spelonca destinata ad essere la prima dimore di un Dio. Eppure Gesù non si lamenta, anzi è contento di poter sino dai suoi primi istanti dare a noi un’idea di quella lezione che è venuto a portare in terra.
(...).
Questa mattina ai piedi di Maria SS. Immacolata pregai e raccomandai tutti in particolare al Cuore di colei che ci è Madre pietosa. Gli Stati Uniti sono sotto la protezione di Maria SS. Immacolata quindi è una festa ben conosciuta. In Washington D.C. vi è un tempio grandissimo di un valore immenso, la sontuosità di quel monumento della devozione cattolica a Maria Santissima invita molti cattolici a visitarlo e chissà che la Madre Amorosa non li copra col suo manto e li converta! Qui a Chicago è nevicato, la terra è semplicemente coperta. Oggi è una bellissima giornata (fredda se si vuole) il cielo azzurro il sole risplende sul bianco tappeto, e sulla immensità d’acqua del lago, del quale ne godiamo la bella vista. Il lago Michigan dal quale il nostro Ospedale è a circa 50 metri di distanza, ha la larghezza di circa sedici kilometri. Vi sono anche due lagune, la prima possiede centinaia di piccole gondole nella stagione estiva e serve da pattinaggio nel crudo inverno, l’altra viene gremita nei mesi caldi, cioè serve per bagni pubblici. Vi sono anche giardini pubblici con ricchi serragli Zoologici. Animali di qualunque specie belli e brutti, uccelli di una rarità e variazione da incantare con i loro gorgheggi e fischi.
Nelle passeggiate, quando mi fu permesso visitai varie volte quei grandi padiglioni con grande svago e sollievo alla mente, sempre chiusa e concentrata nelle corsie dell’Ospedale"
.
(...).

Alla fine del corso madre Bianca sostenne gli esami presso il Columbus Hospital di Chicago il 5 marzo 1930. Al termine di questi ritornò subito al suo lavoro nelle corsie dell’ospedale senza conoscerne l’esito. Si è appreso tale particolare dalla lettera che madre Bianca inviò alla Madre Generale nel 1933 da Chang-Teh-Fu, Cina.
Ormai erano maturati i tempi e da alcuni mesi erano iniziati i preparativi per inviare il secondo gruppo di missionarie in Cina. Nel frattempo madre Bianca lavorava in ospedale a Chicago acquisendo sempre più esperienza. Non siamo riusciti a comprendere come madre Bianca si trovò a far parte del gruppo che sarebbe partito per la Cina, dal momento che il suo diploma fu registrato in un più stati. Sicuramente fu la stessa Madre Generale a chiederle questo. Forse già quando alcuni anni prima l’aveva invitata a iniziare gli studi di infermiera, le aveva prospettato la possibilità di venire inviata in Cina in un prossimo futuro. Ma non è neppure da escludere che la Madre Generale, dopo avere valutato meglio la situazione cinese, abbia ritenuto che madre Bianca fosse la più idonea per sostenere il peso di un dispensario farmaceutico con annesso un ambulatorio di medicazione. Infatti madre Bianca aveva due specializzazioni, la prima come farmacista e la seconda come infermiera.
Non sappiamo quale di queste due ipotesi sia esatta, sappiamo solo che, madre Charitas Moscato in una lettera scritta dalla Cina alla Madre Generale, si esprimeva cosi:
"(...) Oh Madre, sappi che Gesù proprio la ispirò molto bene nel farle inviare in Cina madre Bianca, (...)" .
Fece dunque parte del secondo gruppo di missionarie che andarono in Cina, quella Cina dove Madre Cabrini sognava sin da bambina di inviare le sue missionarie, quella Cina che fu il grande "impero celeste".
Madre Bianca lasciò l’America con altre sei Sorelle il 20 settembre 1930. Il gruppo era guidato da madre Domenica Bianchi che rientrava in Cina dopo un viaggio in Italia. Questa madre aveva fondato la prima missione delle missionarie del Sacro Cuore a Kashing, in Cina. Quindi, passando per l’America, raccolse le suore destinate alla nuova missione.

Il gruppo partì dal porto di Seattle ed era formato da:

Madre Domenica Bianchi (Superiora Regionale che rientrava in Cina)
Madre Bianca Belloni
Madre Charitas Gènisset
Madre Gesuina Ferronato ........... era presente alla presentazione del libro
Madre Tarcisia Barbotti
Madre Teresa Valtueña
Madre Valentina Capelle


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Missionaria in Cina




Giunse il 7 ottobre nel porto di Shanghai, e subito si diresse alla missione di Kashing. In quella missione rimase per circa un mese preparando il materiale e i medicinali che le sarebbero serviti per il futuro dispensario. Quindi ancora accompagnata dalla madre Regionale e guidate da Padre Civelli, mandato appositamente da mons. Chiolino per guidarle nella nuova missione. Ripresero la via del mare dirigendosi verso la città di Tien-tsin (ora Tiànjin), e da qui fino Pechino. Poi puntando verso sud si diressero verso la città di Wei-Hwei-Fu nell’Honan dove giunsero alcuni giorni dopo. Questa città era sede di un Vicariato ed era affidato ai missionari del (P.I.M.E.). Il gruppo era composto da: madre Charitas Moscato (sarà la nuova Superiora della missione, faceva parte del primo gruppo che arrivò in Cina), madre Bianca Belloni, madre Teresa Valtueña e madre Valentina Cappelle.


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Wei-Hwei-Fu




Al loro arrivo il Vescovo mons. Martino Chiolino, a nome di tutti i suoi confratelli, i Rev. Padri delle Missioni Estere di Milano, diede loro il benvenuto e, mentre le animava all’attività missionaria con tutto l’entusiasmo del suo spirito apostolico, fra le altre cose ebbe a dire:
"(...).
E’ forse chiusa l’epoca dei martiri? Dal 1922 caddero in Cina 24 missionari e, vedete provvidenza di Dio, non cadde neppure una suora missionaria, sia pure cinese. Coraggio adunque, sgombriamo ogni timore! Ma anelereste voi forse al martirio?
(...).
Non mancheranno difficoltà, non mancherà il martirio incruento, più doloroso per durata del cruento,
(...)".
Mons. Chiolino non immaginava che quest’ultima parte del suo discorso sarebbe stata una profezia per madre Bianca.

Per prima cosa mons. Chiolino volle che per circa un anno le madri imparassero la lingua e le usanze del posto. Finalmente il primo luglio del 1931, venne aperta la missione con un dispensario farmaceutico e madre Bianca n’è assunse La direzione. In una lettera inviata alla Madre Generale tre mesi dopo l’apertura, scriveva queste righe sulla condizione degli ammalati
"(...).
Madre il maggior numero dei sofferenti che si presentano, sono poverissimi, ricchi solo di lordura e malattie contratte per mancanza di pulizia. Vi sono corpi così sporchi che per scoprire il male bisogna fare applicazioni di pannolini e acqua calda per mezz’ora, oppure raccomandar loro che si lavino e ritornino nella seguente mattina per la medicazione Poveri cinesi! Come potrebbero essere più puliti dei loro neri maiali quando il cibo, l’abitazione e l’igiene sono comuni ed uguali? Tutti dormono in una stanza: asino, capra, cane, gatto, galline, conigli e mille insetti; tutti vivono in perfetta società; v’è posto per tutti e malattie comuni.
(...).
Pochi giorni fa volevo dare un po’ di tonico ad un bambino ammalato di grave polmonite, e non avendo io un recipiente, chiesi alla mamma del bambino malato che mi portasse una bottiglia vuota; la povera donna, dopo aver girato molto e domandato alle vicine e compagne il favore di una bottiglia, ritornò verso sera con una scodella della capacità di un litro (invece della bottiglia) assicurandomi che ciò era il meglio che avesse potuto trovare. A quella vista mi sentii stringere il cuore per la sua povertà: vuotai il contenuto di una bottiglia che avevo in farmacia e le diedi un po’ di mistura per la polmonite.
(...).
Questa mattina (8 ottobre), un povero uomo sofferente di malaria si presentò supplicando di porgere aiuto al suo male; prima di tutto gli diedi una buona dose di magnesia, poi gli dissi di portarmi una bottiglia, che gli avrei dato la medicina pel suo male. A tale proposta il povero uomo mi fece una profonda riverenza a due ginocchi (loro solito saluto), poi se ne andò. Verso mezzodì ritornò con un pezzo di canna di bambù, vuota nel mezzo, lunga dodici o quindici centimetri, dalla capacita di tre once. La povertà di quell’uomo lo rese inventore di una bottiglia
(...)".

Mentre il 13 Ottobre 1931, madre Bianca volle far conoscere alla Madre Generale come avvenne l’apertura del dispensario e lo fece con queste parole:
"(...).
Per festeggiare la nuova apertura non vi furono né invitati, né avvisi ai grandi della città, si incominciò il lavoro nel più perfetto silenzio, ma questo non valse, poiché dandosi la voce i visitati, si formò una vera processione di bisognosi che durò dalle otto alle dodici ore. Madre, creda: ero veramente sorpresa nel vedere tante lingue sporche, sale inglese e olio di ricino furono dispensati in abbondanza; non mancarono neppure casi di chirurgia. Una donna fu portata in portantina, sofferente da oltre due settimane per un profondo ascesso. Un coltellino ottenuto dal caro vecchio Columbus, fece un ottimo servizio, penetrando veloce nella putrida parte e sollevando di molto la povera sofferente. I battesimi crescono in numero, due dei quali in articulo mortis.

Pochi giorni fa portarono una bambina, ammalata da circa un mese; la poverina non aveva avuto nessuna cura nel suo grande dolore; al primo vederla conobbi che doveva soffrire di peritonite; la continua febbre l'aveva ridotta in uno stato di esaurimento, accresciuto sempre più da continua nausea e vomito. Visto per disperato caso, le amministrai il Battesimo, temendo che non vivesse fino al giorno seguente. Tuttavia le feci un buon bagno e le somministrai qualche stimolante. La poverina reagì subito all'assistenza fatta e benché non sia fuori di pericolo, pure continua a vivere.

Questa mattina (13 ottobre) come al solito, fu spesa lavando, bendando e dispensando medicine. La malaria continua, la mortalità dei bambini è giornaliera, specialmente nelle famiglie povere. Oh! Il buon Dio volesse che fossero portati a noi tutti i bambini nella loro agonia! Li potremmo tutti salvare... invece non tutti si accorgono della loro fatale condizione, ed i genitori li lasciano morire in una brutale indifferenza (...)

(...)".


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Chang-Teh-Fu



Nell’Ottobre del 1932 venne chiusa la missione Weui-Hwei-Fu e tutte le madri vennero trasferite nella città di Chang-Teh-Fu (ora Anyang) dove aprirono una nuova missione e un nuovo dispensario. Il dispensario veniva usato per sfatare i tanti pregiudizi, sciogliere le molte diffidenze. Questa struttura non serviva solo per curare: spesso era il primo contatto con una nuova realtà. Realtà che madre Bianca, a causa della sua particolare attività che la portava ad avere un contatto umano diverso con le persone, sapeva ben sfruttare. E proprio per questo motivo venne definita dalle altre madri "Rapitrice di anime". Infatti dopo il primo quadrimestre si contavano sul suo registro più di 100 Battesimi raccolti tra più di 9000 pazienti passati nel dispensario, dove le guarigioni operate, come già si scrisse sulla rivista "Le Mammole", "spesso non erano solo effetto delle medicine ordinarie... ma opera Divina". Le sua mani lavoravano "Per Dio e con Dio". Questo era solito dire madre Bianca.

La sua opera a Wei-Hwei-Fu e a Chang-Teh-Fu si scontrò con mentalità ed abitudini inumane. Infatti in una lettera alla mamma madre Bianca scriveva:
"(...).
qui vi sono tanti bambini da Dio tanto amati, ma dai loro genitori, disprezzati, e rifiutati o buttati nelle foreste e campagne, mangiati da cani o altre bestie. Solo l’occhio della fede, in quelle disfatte membra ricorda la bellezza e la presenza in loro dell’Anima.
(...)".
In simili occasione non le restava che comporre i loro piccoli corpi. Soltanto nei casi meno strazianti tentava di curarli, il più delle volte si limitava a lavarli e battezzarli in articulo mortis.

Tramite il suo lavoro nel dispensario dove curava, medicava e faceva piccoli interventi chirurgici e dove veniva chiamata Bè-Tai-Fu (Dottore Bianca), aveva modo di entrare in contatto con persone di tutti i ceti e di tutte le età. Lì esercitava la sua opera missionaria specialmente con gli adulti cercando di portali alla religione Cattolica.

Da una testimonianza redatta dalle madri che lavoravano con Lei, scrivendo di una persona adulta ammalata che si era affidata alle sue cure troviamo:
"(...).
La nostra madre Bianca, che con solerte cura attende ad ogni male e con grazia del buon Gesù, fa tanto bene, teneva d’occhio, come si suol dire, questa povera sofferente; sapeva di non poter far nulla per il corpo, ma sperava di fare del bene alla sua cara anima, compito principale di ogni missionaria. Quindi, ogni tanto, diceva qualche buona parola e qualche pensiero della vita futura a cui tutti i cinesi credono. Il buon Dio lavorava in quell’anima da renderla poi avida della parola di Dio e desiderosa dell’eterno riposo. Dal suo viso traspariva, il sincero desiderio, e incominciò a parlarne, di voler essere battezzata non solo, ma subito perché temeva di non andare in Paradiso, se fosse morta senza Battesimo. Madre Bianca, non aspettava altro.
(...).
Noi al veder tanto desiderio, unito a tanta ansietà, la inviammo dal Rev. Cappellano, già informato, il quale senza esitazione, la rigenerò con l’acqua battesimale, dandole il nome di Teresa, come ora e sempre la chiameremo.
(...)".

Nel Marzo del 1933 mentre fervevano i preparativi per la beatificazione di Madre Cabrini, madre Bianca scriveva una lettera alla Madre generale dove si rammaricava di non essere tra le fortunate che potevano recarsi a Roma, così scrisse:
"(...),
a volte torna duro alla natura il sacrificarsi Madre vorrei essere una delle due postulanti, per godere della bella fortuna di vederla, di recarmi nella città eterna, in così lieta ricorrenza del centenario e, ancora per godere da vicino le glorie del processo della nostra Venerabile Madre Fondatrice. Madre cara questa mattina, per la prima volta, attesi a visitare gli ammalati del dispensario da sola: erano circa 150 visite. Dico da sola perché senza interprete
(...).
Oh! Quando sarà che potrò sentire e intendere questo benedetto cinese!
(...)".

La sua dedizione a favore dei poveri era totale e questo portò il dispensario Cattolico ad essere un punto di riferimento per i molti ammalati. Ciò divenne però causa d’invidia per quanti vedevano diminuire ogni giorno la loro influenza sulla povera gente, e forse per tale motivo l’attività "medica" di madre Bianca entrò nel mirino delle autorità sanitarie cinesi. Queste già da tempo la controllavano e pretendevano spiegazioni sulle modalità di cura degli ammalati e informazioni sulla sua professionalità. Così lei scriveva a proposito dei controlli:
"(...),
Qui in Cina le autorità si svegliano e, benché credono facilmente, vogliono vedere se, quello che si dice sia in qualche modo vero. Ogni mese riceviamo, delle carte da riempire riguardo all’uso e consumo dei Narcotici e sono rigorosi e puntuali.
(...) ".

Sempre nel marzo 1933, in seguito alla malattia che colpì un missionario del P.I.M.E che operava nel Vicariato di Wei-Hwei-Fu (malattia che mise in evidenza i limiti del dispensario), madre Bianca iniziò ad accarezzare l’idea di dar vita ad un piccolo ospedale. Sebbene fosse la responsabile, non poteva decidere in prima persona. Ogni cambiamento doveva essere autorizzato da mons. Chiolino. Quindi aggirò l’ostacolo e iniziò a parlarne con madre Charitas, che era la sua Superiora, e poi con le Sorelle presenti a Chang-Teh-Fu. Queste a loro volta fecero da cassa di risonanza a tale ipotesi e, a quanto si è potuto capire, iniziarono a perorare la sua causa anche tramite le lettere che inviarono alla Casa Generalizia. Così sull’articolo scritto allora sulla rivista le "Mammole" si legge:
"Trovano troppo piccolo questo povero dispensario, e sognano... sognano un grande bell’ospedale,
(...).
desiderano, sognano e sperano questa magnifica opera di carità, che darebbe tanti frutti
(...)".

Mentre madre Bianca scriveva in una sua lettera alla Madre Generale:
"(...).
Abbiamo bisogno di un più vasto locale, dove poter collocare anche una ventina di letti, per gli ammalati che dalla campagna ci vengono portati qui al dispensario e che, dopo una visita, bisogna rimandare sulla strada per mancanza di un piccolo rifugio, e tante volte si tratta di casi gravi, tante volte si mandano forse a morire per via... Potessimo trattenerli, curarli, farli forse cristiani, quanti maggior frutti darebbe questa incipiente opera di carità! Un piccolo, pur piccolo povero locale da adibirsi ad ospedale si rende necessario anche per i missionari stessi, che spesse volte, colpiti da gravi malattie, a volte improvvise, non possono poi essere trasportati nei lontani ospedali fuori missione, i più vicini a 100, 150 km. Ne avemmo la prova nel passato inverno quando il nostro padre Veneroni, colpito improvvisamente da bronco polmonite acuta, venne trasportato da un villaggio di missione a questa nostra residenza.
(...)".

Sebbene venisse incoraggiata dalle Sorelle nel proseguire nella sua attività, madre Bianca ebbe diversi momenti di sconforto tanto che madre Moascato sentì il bisogno di informare la Madre Generale. Così nella lettera che le scrisse in merito alla situazione venutasi a creare, tra le altre cose leggiamo:
"(...).
Il dispensario prosegue anch’esso bene e la madre Bianca è sempre occupata non solo, ma più che felice di trovarsi fra i suoi poveri e miserabili ammalati e quando può battezzare un bambino si sente ripagata di tutto il lavoro, certo ha avuto dei momenti difficili i primi tempi che si trovò in Cina,
(...)" .

Possiamo immaginare le tante volte che avrà consultato i suoi libri di scuola, oppure gli altri libri di medicina che le venivano inviati dall’America, per aggiornarsi e per trovare il coraggio di andare avanti. Dalle sue lettere abbiamo appreso di tragedie umane, di chi aveva ancora meno del niente. Narrate da lei sembrano soltanto delle favole un po’ tristi. In una di queste, inviata alla Madre Generale, scriveva:
"(...).
Madre non pensi che in Cina noi siamo tanto povere, noi abbiamo 'sebbene in differente modo' il Cinema, il teatro. Tutti i giorni vi sono rappresentazioni vere, non inventate.
(...)".

Nei suoi scritti, mai un prolungarsi sulla sofferenza. Con il suo stile descrisse casi dove la drammaticità ci toglie il respiro. Da Lei mai un vanto, anzi quando scriveva di qualche successo lo attribuiva all’intervento divino. Solo chi aveva capito veramente la gioia del donarsi, poteva raffigurare tutto ciò con tanta semplicità. L’amore per i poveri, gli ammalati, gli ultimi e soprattutto i bambini fu la ragione della sua vita.

Nel 1934, con l’arrivo delle nuove missionarie e la conseguente riapertura della missione di Wei-Hwei-Fu, madre Bianca venne nominata Economa della missione di Chang-Teh-Fu e Assistente di madre Charitas Moscato. Questa era la Direttrice delle due missioni che le suore del Sacro Cuore avevano nella regione dell’Honan.

Chang-Teh 1935, una rarissima foto di madre Bianca Nel 1935 madre Bianca si specializzò nella cura delle malattie degli occhi frequentando un corso di oculistica nella missione di Shuen-Tinfu, corso tenuto da un Padre Lazzarista missionario e medico specialista in oculistica.

Essendole stata fatta nel frattempo la promessa da parte di mons. Chiolino di adibire un locale per il ricovero degli ammalati, madre Bianca approfittò dell’occasione di dover accompagnare madre Mathilde Smith all’ospedale di Shanghai e visitò alcuni ospedali allo scopo di apprenderne l’organizzazione. Ritornata a Chang-Teh-Fu riprese il suo lavoro.

In quel periodo, a causa di una malattia della sua superiora, ebbe anche l'onere di dover gestire per alcuni mesi la missione. E in una lettera che scriveva alla sua Madre Generale leggiamo:
"(...).
io sono occupatissima: non ho tempo neppure di morire. Il dispensario, le spese, la dispensa delle vivande giornaliere, il guardaroba, il dispensario delle scolare e l’infermeria formano la molla automatica che di continuo mi fa girare i quattro differenti cortili, e come se ciò fosse nulla, si aggiunge anche la poca salute della nostra Rev. Madre Direttrice la quale mi riesce difficile da sopportare per la ulteriore responsabilità. Noi saremmo più felici se ci mancasse questa spina e potessimo vedere la nostra Rev. Madre Direttrice robusta e attiva come prima.
(...)".

Come responsabile del Dispensario aveva l’obbligo di relazionare alla Casa Generalizia e nel resoconto scritto nella seconda metà del 1937 troviamo "i dati numerici del suo lavoro". Di questi dati mancano tuttavia quelli relativi alle visite e ai Battesimi del primo anno di lavoro svolto nella missione di Wei-Hwei-Fu. Per correttezza dobbiamo dire che mancano anche i dati delle visite che la madre faceva nei vari distretti su richiesta di mons. Chiolino. Ecco quanto abbiamo trovato: 119.429 tra visite, medicazioni e piccoli interventi (Con picchi nei mesi festivi di oltre 3200 pazienti). Mentre i battesimi sono 1804.

Nell'anno 1937 il Giappone dichiarò guerra alla Cina, occupò Nanchino, Canton e poi pian piano invase buona parte del paese sottomettendolo al suo dominio. Queste ostilità convinsero la Madre Generale delle missionarie del Sacro Cuore a sospendere il suo viaggio in quella nazione. Mentre i giapponesi avanzavano verso l’interno della Cina, le truppe irregolari comuniste occupavano vaste aree della regione dell’Honan giungendo nei primi di novembre nella città di Chang-Teh-Fu. Al loro arrivo mons. Martino Chiolino chiese alle madri di abbandonare immediatamente la missione per non esporsi a inutili pericoli. Ricevuto tale ordine, queste abbandonarono in fretta e furia la città e si rifugiarono a Wei-Hwei-Fu.

Nell’arco di pochissimo tempo quella zona passò dal governo di Chiang Kai-Shek a quello comunista, e da questo al governo di occupazione. La città di Chang-Teh-Fu venne quindi conquistata dalle truppe giapponesi che estesero il loro dominio su buona parte della regione. Nei primi tempi dell’occupazione nipponica di Chang-Teh-Fu vi fu una protesta popolare che chiedeva a gran voce il ritorno delle suore. Le autorità giapponesi acconsentirono il loro ritorno. Ma non appena ebbero messo piede nella loro residenza furono accolte da sgradite sorprese. Le truppe comuniste che alcuni mesi prima si erano insediate nella città di Chang-Teh-Fu, durante la ritirata, avevano rubato tutto ciò che avevano trovato, compresi i preziosi medicinali. A causa di questo saccheggio madre Bianca si ritrovò nell’impossibilità di curare gli ammalati. Nonostante ciò al dispensario continuarono ad affluire numerose persone fiduciose di trovare un rimedio ai loro mali. Purtroppo in quella circostanza, come scrisse madre Charitas Genisset, "madre Bianca si limitò a curare soltanto le malattie degli occhi".
Quindi proseguendo affermava:
"(...).
Si credeva di potere riaprire regolarmente il dispensario, ma la difficoltà di provvedere i medicinali occorrenti, rese la cosa impossibile. Il Signore che vede tutto, ci procurò altro lavoro. Infatti in seguito a una nuova rottura dell’argine sul fiume Giallo, avvenuta tempo prima, erano rimasti sommersi alcuni villaggi e, quando le acque si ritirarono, si videro affiorare dal fango numerosissime vittime e in conseguenza vi furono poi, migliaia di altre vittime falciate dal tifo e dal colera.
(...).
Passata questa emergenza sanitaria si riprese con l’attività scolastica e l’insegnamento della religione. Si insegnò loro belle arti, canto, musica, recitazione e ginnastica artistica.
(...)".

Si era tentato anche il rilancio del dispensario nonostante, a causa della situazione venutasi a creare, frequentemente scarseggiassero i medicinali. Certamente comunque non scarseggiavano i pazienti e così pian piano anche il dispensario riprese la sua attività. Ma da buona missionaria madre Bianca non curava solo i corpi. Da tempo, approfittando del suo incarico di "dottoressa", si era specializzata nella conversione delle anime. Per esempio dalla memoria dei familiari, ma soprattutto tramite la documentazione che conferma tale memoria, sappiamo del battesimo di una donna molto ricca, membro di una famiglia "distintissima" di Chang-Teh-Fu. Questa ricevette il Battesimo il 14 novembre del 1938. Si può leggere:
"(...).
Le erano vicini tutti i suoi familiari i quali ben istruiti dalle nostre suore, hanno voluto abbandonare la loro religione nativa per donarsi al più grande Re. Gesù Redentore del mondo".

Probabilmente l’epidemia di tifo, scoppiata poco dopo il rientro delle suore a Chang-Teh-Fu, non era stata completamente debellata, oppure vi fu un colpo di coda di tale malattia, così anche madre Bianca si ammalò e venne ricoverata in ospedale.

Nel 1941,in seguito alla morte (avvenuta il 17 novembre) di madre Francesca Rho, superiora della missione di Wei-Hwei-Fu, madre Bianca venne nominata superiora. Tale nomina era nell’aria sin dal 1933 e sempre madre Bianca era riuscita a convincere la Madre Generale a soprassedere. Questa volta però non potè far altro che accettare in virtù della santa ubbidienza. Nella lettera che scrisse alla Madre Generale troviamo tuttavia quanto segue:
"(...).
Gesù ci consoli tutte e ci renda sempre più forti per sostenere le vicende della vita. Nelle mie lettere scrittole sempre dicevo che ero molto occupata e che la mia mente non è più come una volta cioè limpida e veloce, ma si vede che non mi sono spiegata bene e chiesto abbastanza, poiché oltre a quella vecchia occupazione ora mi vedo carica di un’altra non certo aspettata. Io però vedendo che le cose cambiano cosi facilmente e si muore improvvisamente non voglio che Gesù mi trovi impreparata con pensieri contro la Santa Ubbidienza e quindi senza dire altro accetto anche questo ordine come sempre accettai le obbedienze antecedenti e l’assicuro che farò del mio meglio per essere utile all’Istituto, Madre Cara io l’assicuro che colla medesima facilità che ora accetto l’incarico di superiora, sono pronta a lasciarlo qualora lo volesse dare ad altre. Il dispensario è per me occupazione non piccola specialmente in quest’anno nel quale fu ingrandito.
(...)".

Con la morte di madre Francesca Rho, madre Charitas Moscato (che dal 1938 era divenuta la nuova Madre Regionale per la Cina) si vide costretta a ridisegnare l’organico nelle tre missioni dell’Honan dopo aver consultato la sua Assistente madre Bianca. Inviò alla Madre Generale il nuovo organico, dal quale apprendiamo che madre Bianca veniva ulteriormente gravata di responsabilità. nella lettera fra le altre cose leggiamo:
"(...).
Ora, diletta Madre, per tutto questo lavoro, (a Chang-Teh) abbiamo a disposizione 7 Sorelle: madre Bianca: responsabile del Dispensario, Assistente, Guardarobiera, Economa ed ora anche Superiora.
(...).
Ora Ella Ven. Madre, che guardando al bene spirituale delle case usasse della madre Bianca come Superiora. E dopo aver pregato e raccomandato il tutto al buon Dio, riflettendo anche a vari uffici che ciascuna di noi deve attendere, ho pensato, e discorrendo poi con madre. Bianca stessa, che approvò ben volentieri, facemmo così: madre. Bianca Superiora a Chang-Teh. Perché? Mi spiego buona Madre mia a Chang-Teh, se vi fosse stato solo il dispensario, sarebbe stato facile, mettere Sr. Cherubina lassù e madre Bianca come Superiora a Wei-Hwei-Fu ed io mi sarei fermata a chang-Teh, ma siccome a Chang-Teh vi è la farmacia, centrale da cui madre Bianca prepara e dispensa medicine per i vari piccoli dispensari che i singoli Padri hanno nei vari distretti, cosi ho pensato che madre Bianca era molto più necessaria ed utile a Chang-Teh-Fu ed io mi recai a Wei-Hwei-Fu, pronta però tutte e due a muoverci ad un cenno della S. Ubbidienza, per andare dove Ella, Ven. Madre, darà esatti ordini.
(...).
Quello che le raccomando, cara Madre, è la madre Bianca, cerchi di scriverle, incoraggiarla, perché si poverina non ha detto nulla al nuovo ufficio impossibile, ma le pare che sia impossibile dover attendere bene a tutto.
(...)".

In seguito all’avanzata dei comunisti che nel 1943 provocò il trasferito da Wu-An a Wei-Hwei-Fu del laboratorio e che nel 1944 causò la chiusura dell’orfanotrofio e della missione retta dalla madri del Sacro cuore, le suore presero delle decisioni per fronteggiare la situazione che diventava ogni giorno sempre più pericolosa. A questo proposito leggiamo nella memoria scritta da madre Charitas Genisset quanto segue:
"Come già fu deciso, alcune suore rimasero a Chang-Teh-Fu sia per il dispensario medico, sia per le visite agli ammalati e l’internato; e quattro suore per Wei-Hwei-Fu per l’orfanotrofio, il nido asilo, gli ammalati e il dispensario. Si doveva rimanere sul posto finché la situazione lo consentiva".

Il 7 luglio del 1946 la madre Regionale, avvisata dell'imminente canonizzazione di Madre Cabrini, partì sola per Roma, approfittando di un solo posto libero in un aereo americano che decollava da Kai-Fong (ora Kaifeng) per l’Europa. In seguito a tale annuncio madre Bianca, a nome di tutte le madri, espresse a Padre Gervasoni il desiderio di celebrare a Chang-Teh-Fu l’evento con dei Battesimi. Questi accettò di buon grado la proposta e, dopo aver scelto tra i molti sfollati per la guerra un buon numero di persone che desideravano ricevere il Sacramento del Battesimo, in seguito ad una buona preparazione il 13 Novembre 1946 vennero Battezzate 100 persone. Il più piccolo aveva pochi mesi ed il più anziano 75 anni.

Lo stesso anno mons. Chiolino lasciò la Cina per motivi di salute e fu sostituito da mons Civelli.

Nel 1947 le truppe comuniste iniziarono ad avanzare nella regione dell’Honan, conquistando sempre più territori. A questo proposito mons. Civelli inviò una lettera il 28 Giugno del 1947 a Padre Risso (Nuovo Superiore Generale del P.I.M.E.) nella quale scrisse:
"Chang-te circondata; ho là tre padri: Cavallini, Perottoni e Kwo" .

Nello stesso mese di Giugno del 1947, con il peggiorare della situazione nell’Honan a causa dell’offensiva comunista, Madre Moscato, dopo il rientro dall’Italia, pensò bene di porre in salvo le madri che lavoravano in quella zona pericolosa e per questo motivo ordinò alle suore residenti a Wei-Hwei-Fu e a Chang-Teh-Fu di trasferirsi a Kashing. Ma non tutte abbandonarono la missione di Chang-Teh. Sebbene non se ne conoscano i particolari, apprendiamo dalla testimonianza scritta da madre Genisset quanto segue:
"La scuola di Chang-Teh-Fu, a quel tempo, era ancora molto accreditata presso la popolazione, quando nel 1947, l’opera così promettente, fu stroncata per l’avanzata dei comunisti. La maggior parte delle suore, dovette avviarsi verso Wei-Hwei-Fu, per poi raggiungere Kashing, mentre soltanto alcune furono destinate a rimanervi".

Non si conoscono i motivi e neppure chi o quando si decise quanto sopra, dal momento che la decisione a suo tempo presa era che "Si doveva rimanere sul posto finché la situazione lo consentiva".

Solo leggendo attentamente la documentazione in nostro possesso possiamo trarre delle supposizioni. Forse furono i Padri missionari a caldeggiare la decisione affinché alcune madri rimanessero, sperando che con il loro aiuto si potesse mantenere accesa una piccola luce in quella regione. Ingenuamente probabilmente pensavano che il regime comunista non sarebbe arrivato a distruggere la loro opera che faceva tanto bene a quelle popolazioni. Ma forse, e questa è l’ipotesi più probabile, fu proprio madre Bianca a prendere tale decisione dopo avere consultato la madre Regionale. E forse perciò le "destinate" erano in realtà volontarie che ritenevano che a Chang-Teh-Fu si potessero mantenere aperti sia la scuola che il dispensario, evitando così di lasciare la popolazione senza cure sanitarie, senza istruzione e senza insegnamento religioso. A sostegno di quest'ultima tesi ci sarebbe quanto scrisse la Madre Generale dopo la morte di madre Bianca, ma possiamo riportare anche la testimonianza di madre Gesuina Ferronato la quale, rievocando l’inizio della malattia di madre Bianca, affermò: "Ma Lei mi disse che non voleva abbandonare la missione". Così partirono tutte tranne madre Bianca e le due madri "destinate" a rimanere con lei.

Il 30 Giugno del 1947 madre Bianca scrisse alla mamma e nella lettera troviamo:
"(...).
La mia Superiora è ritornata ma io non l’ho ancora incontrata. Per le circostanti presenti le tre case che avevamo qui nell’Honan, due sono chiuse e le suore si sono ritirate a Kashin, solo la casa di An Yang (Chang-Teh-Fu) è rimasta aperta: qui siamo rimaste solo tre Suore, una Americana, una Spagnola ed io. Noi siamo molto occupate con la scuola Femminile Elementare, e Superiore e complementare, Abbiamo circa 350 alunne. Io Attendo parte della giornata alla clinica del dispensario della Missione Cattolica, curando casi di Medicina e semplici casi di Chirurgia. In questi ultimi 3 anni, il Colera, la Tifoide, il Vaiolo crescono sempre più, per mancanza di AntiVacini. La Popolazione per fame e spaventi sofferti si indebolisce sempre più, questi miei occhi hanno visto molte vite spegnersi
(...)".

Così il grande sogno di madre Bianca si era realizzato: il dispensario era stato tramutando in una "Clinica", come scrisse lei, o in "Ospedale", come scrisse Padre Perottoni nella sua lettera del 26 settembre del 1948. In tale missiva si legge:
"(...) L’Ospedale continua per quanto ridotto e senza veri dottori".

Per via delle molte lettere smarrite non siamo riusciti a comprendere sino in fondo il motivo per cui madre Bianca e le altre due madri decisero di restare a Chang-Teh-Fu. Sappiamo però che la Madre Generale era stata informata di questa sua decisione, tanto che in una lettera inviata il 10 Febbraio 1948 a madre Charitas per supplicarla di mettere in salvo tutte le madri scriveva anche queste parole:
"(...).
Non so se lei sa che madre Bianca e le suore che sono con lei diedero la farina in pagamento alle maestre che fecero la scuola ed ora non hanno più farina, perciò ora non hanno più viveri. Soccorretele. Fatele venire lì con voi. Poi mi pare che madre Bianca sapendo i tempi che sono: non avendo altri viveri dovesse dare la farina che era per il loro personale sostentamento, in paga alle maestre? Che necessità ha di far scuola e pigliar maestre in tempi di persecuzione e di guerra se non potete pagarle? Mi pare che tra tutte dovete avere un po’ più di giudizio".

Di madre Bianca si potevano dire molte cose, ma non che non avesse giudizio. Madre Bianca sapeva i rischi che correva, ma questo no le impedì di essere missionaria sino in fondo e di mettere a repentaglio la propria vita per essere una vera missionaria del Sacro Cuore.

Per lei essere missionaria significava soprattutto essere al servizio dei fratelli quando questi soffrivano, specialmente nei momenti di grande difficoltà. Quindi il suo sì fu totale, senza riserve. Pose la sua vita al servizio dei bisognosi, non li abbandonò mai. Il suo amore per gli ammalati la portò a non lasciare il suo ospedale se non dopo che questo fu occupato dai comunisti e dopo che lei stessa si era gravemente ammalata. La conferma del fatto che non volle andarsene quando ancora aveva la possibilità di farlo può essere trovata in una lettera che la Madre Generale inviò il 30 Dicembre da Chicago a madre Charitas, la quale non si decideva a lasciare la Cina dopo la morte di madre Bianca. Si legge:
"(...),
restare in questi tempi lì in Cina è un eroismo inutile. Perché vi ostinate a rimanere? Dovrebbe servirvi di lezione quanto accadde alla povera madre Bianca, che invece di partire credette bene di restare e si ammalò e ci ha rimesso la vita.
(...)".

Negli anni tra il 1948 e il 1950 madre Bianca venne a più riprese privata dalla sua libertà. Così scrisse mons. Civelli in una lettera al suo superiore:

" Mando un estratto della sua (lettera) ai padri di Chang-te e Hwa-hien; padre Baglieri mi scrive di aver domandato il permesso per fare una scappata qui, ma crede che diranno di no, quantunque sembra che abbiano l’ordine di lasciarci circolare entro i limiti della provincia; anche le tre Cabriniane di Chang-te che desiderano andare a Kia-hing non sono riuscite ad avere il permesso e sembra che non lo daranno".


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Kashing




Dopo la conquista definitiva avvenuta nel 1949 della città di Anyang, madre Bianca, durante la sua prigionia subì delle percosse, che aggiunte alla già precaria situazione di salute la indusse a consegnare ai missionari del P.I.M.E. il suo crocefisso che portava sotto la mantella affinchè lo consegnassero ai sui familiari. Questa piccola croce venne infatti consegnata alla sorella madre Carmela (che in quel periodo si trovava presso l'istituto per non vedenti di via Bramante Milano) la quale la custodì sino al giorno della sua morte. Questa ricordando l'incontro con i missionari che a loro volta vennero espulsi dalla Cina ebbe a dire: "mi ha veramente provata".

Le tre Suore rimasero a Chang-te (Anyang) sino al mese di aprile 1950 quando allontanate dalle autorità locali per paura di contagio della malattia di madre Bianca poterono raggiungere Kashing. Qui vennero ancora "internate". Madre Bianca dopo le prime cure prestate presso la missione "prigione" di Kashing sembrava riprendersi. Ma come testimoniò madre Gesuina Ferronato (missionaria in Cina dal 1930 e da noi intervistata il 17 dicembre 2000) la quale disse: "aggravandosi sempre di più non volle essere portata in ospedale ma preferì rimanere in comunità. Il 14 Settembre 1950, madre Bianca Belloni morì, nella stanzetta dove le suore vivevamo segregate. Venne sepolta a fianco della chiesa parrocchiale di Kashing vicino ad un'altra suora. Al suo funerale poterono partecipare solo poche persone perchè ormai i cattolici cinesi erano perseguitati dal governo comunista e non potevano più compiere atti pubblici di culto".

La madre Moscato Superiora Regionale nella sua lettera dove annunciava ai familiari morte di madre Bianca fra le altre cose scrisse:
"(...).
Noi abbiamo fatto tutto il possibile per farla venire qui presso Shanghai dove gli aiuti medici sono più facili e quindi lo scorso maggio finalmente arrivo fra noi felice e beata di vedermi. Appena ebbi l’opportunità di vederla, mi fece una impressione di un cadavere ambulante, tanto era dimagrita e sofferente,
(...).
Dopo 5 mesi di assidue cure mediche e trasfusione di sangue, credevamo di averla salvata, ed invece improvvisamente fece un cambiamento straordinario; le nostre speranze di sua guarigione si mutarono in momenti e giorni di trepidazione che finì con la completa rassegnazione ai Divini Voleri che ci domandavano tale sacrificio; la Carissima nostra madre Bianca, buona, e brava se ne volò in paradiso il 14 Settembre, 1950. Ella è una nuova protettrice per tutte, massime per lei che tanto amava, sempre desiderava e per cui sempre pregava. Morì della morte dei giusti, di quei giusti che sanno sacrificarsi, immolarsi per il bene dei suoi simili, figli dello stesso Padre il Buon Dio; la sua cara e buona figlia fu l’aiuto dei poveri; la buona Samaritana per gli ammalati apri le porte del paradiso a tanti bimbi e adulti pagani; quindi, certo, il buon Gesù quando la sua bell’anima si presentò a Lui, Egli con bontà tutta Divina le avrà detto: 'Avevo fame e mi hai dato da mangiare; ero nudo mi hai vestito; ero ammalato e mi hai visitato, entra nel gaudio del tuo Signore'. Ora a noi tutte rimane la memoria santa di lei ed proposito d’imitarla.
(...)".

Mentre le altre suore che erano rimaste in Cina comunicarono alla Curia Generalizia la sua morte con queste righe:
"A Kashing (Cina) si è spenta la nostra carissima madre Bianca. Avevamo fatto tanti progetti per una bella opera ospedaliera contando sull’abilità della buona nostra Sorella, sia come infermiera che come farmacista, ma Gesù l’ha voluta con lui. E ha meritato il paradiso perchè ha sempre lavorato da buona e coraggiosa Samaritana. Nulla era troppo arduo per lei, nulla troppo ributtante, ogni male trovava sollievo da quelle mani che lavoravano, come essa stessa diceva, con Dio e per Dio e facevano quindi miracoli. Migliaia e migliaia di bimbi, da lei battezzati e dal santo Battesimo tramutati in angioletti, certo le saranno andati incontro sulla soglia del cielo per avere con loro la buona benefattrice Ora confidiamo che la carissima e buona madre Bianca, unita alla Santa Fondatrice, ci guardino con occhio di speciale predilezione e intercedano per la tormentata Cina, perchè venga salvata dalle potenze diaboliche e ottenga la desiderata pace" .

N.B. L'ospedale menzionato era un ospedale della città di Nankino, infatti le missionarie avevano avuto la richiesta di occuparsi di quell'ospedale e madre Bianca evrebbe dovuto dirigerlo.

Chiudiamo queste Biografia con una parte del discorso di benvenuto fatto da mons. Martino Chiolino alle cinque madri del Sacro Cuore appena giunte nella missione di Wei-Hwei-Fu nel Novembre del 1930, non pensando che per alcune di loro diveniva una profezia. Una di queste fu appunto madre Bianca. "Non mancheranno difficoltà, non mancherà il martirio incruento, più doloroso per durata del cruento; ma obliando voi stesse, appoggiate dal motto della vostra Madre fondatrice: ‘Omnia possum in Eo qui me confortat’, porterete tutte le croci".

A queste, aggiungiamo le ultime righe della documentazione relativa alla missione di Chang-Teh-Fu: "La maggior parte delle suore dovette avviarsi verso Wei-Hwei-Fu, per poi raggiungere Kashing, mentre soltanto alcune furono destinate a rimanervi, fatte prigioniere furono messe in campo di concentramento sino al 1950, anno in cui furono liberate per il rimpatrio, una di esse, Madre Bianca Belloni, sfinita per gli stenti e malattie avute, soccombette sul suolo cinese".



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