San Lorenzo Diacono della Chiesa di Roma
(tra storia e leggenda)
da un opuscolo di Flavio Ubodi
Fonti sulla vita di S. Lorenzo
S. Lorenzo, Diacono e martire, è uno dei santi più illustri
e venerati a Roma e nel mondo. Non è facile ricostruire con precisione
i contorni storici di questa grande figura data la distanza del tempo i
cui è vissuto e la distruzione di gran parte degli atti autentici
avvenuta per ordine di Diocleziano con l'editto del 303, con il quale si
ordinava il sequestro e la distruzione di tutti i libri sacri e degli archivi
della Chiesa.
Mancando gli atti autentici del martirio e qualsiasi altro documento
strettamente storico, attorno a questa singolarissima figura fiorì
una letteratura piuttosto ricca, anche se influenzata da un 'Passio' originale.
Alcune fonti, per l'autorevolezza degli autori, meritano particolare attenzioni,
e non possono essere sbrigativamente accantonate come narrazioni leggendarie.
Il primo e più importante Padre della chiesa che ci offre un
racconto pressoché completo del martirio di S. Lorenzo e S. Ambrogio
di Milano; in lui si trovano già gli elementi essenziali della Passio:
l'incontro dell'arcidiacono con Sisto, la presentazione dei poveri come
tesoro della Chiesa, la morte sulla graticola con la battuta finale. Ambrogio
è una grande personalità ed è impensabile che egli
abbia scritto senza fare riferimento ad una fonte sicura e quindi a dei
fatti realmente accaduti.
Abbiamo inoltre Prudenzio, il grande poeta Spagnolo, che esalta il
martire Lorenzo in una composizione poetica, nella quale si riconoscono
gli elementi essenziali evidenziati da Ambrogio sia pure con qualche differenziazione,
e ciò lascia pensare che abbiano attinto da una fonte comune.
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Luogo di nascita di S. Lorenzo
Dire con certezza dove sia nato S. Lorenzo non è cosa facile in
quanto c'è stata sempre la controversia tra chi lo vuole spagnolo
e chi lo vuole romano di nascita.
La 'Passione di Policromio' indica la Spagna come patria che ha dato i
natali a Lorenzo. Tale convinzione si è molto diffusa sia perché
contenuta in questo antico documento e sia a motivo della autorevolezza
degli autori che l'anno sostenuta e diffusa tra i quali il Baronio. In
Spagna sono ben cinque le città che rivendicano di aver dato i natali
a Lorenzo: Osca (Huesca), Valenza, Saragozza, Loreto, Cordova. Tale varietà
di rivendicazioni crea dubbi circa l'origine spagnola di Lorenzo, anche
perché nella contesa le ipotesi addotte dai vari difensori si escludono
a vicenda. Comunque tra le città suddette una certa priorità
viene accordata ad Osca.
C'è chi sostiene che all'origine della presunta nazionalità
spagnola del Santo ci sia una falsa interpretazione del martirologio romano
e del martirologio spagnolo, in cui si fa memoria di un Lorenzo presbitero
'apud Navariam passus' venuto in Italia nella seconda metà del IV
secolo e che fu maestro di S. Gaudenzio, Vescovo di Novara. Pertanto potrebbe
esserci stata una certa confusione tra il martire romano e il martire
Novarese.
Coloro che sostengono l'origine romana di Lorenzo portano a prova il Sacramentario
Leoniano in cui nel Prefazio della Messa XII viene indicato come 'cittadino'
romano. Questa è senz'altro una segnalazione ufficiale, chiara ed
esplicita, e appare come una affermazione che Leone possiede la conoscenza
personale, appresa da testi o da fonti che non suscitano in lui il minimo
sospetto. Tuttavia occorre notare che dire 'cittadino' romano non significa
affermare che egli sia necessariamente nativo di Roma.
Le controversie a tutt'oggi non hanno ancora risolto il problema, per cui
si può continuare a ritenere con la tradizione che egli sia nato
in Spagna e che sia stato educato a Roma dove ha svolto il suo ministero
diaconale e testimoniato con il sangue la sua incrollabile fede in Cristo.
Occorre, inoltre, aggiungere che qualunque sia la patria di Lorenzo egli
è un campione della Chiesa universale, e come tale travalica ogni
confine geografico per imporsi ai cristiani di tutto il mondo come modello
da contemplare e da imitare.
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Attività di S. Lorenzo
E' certo che S. Lorenzo facesse parte dell'ordine dei Diaconi, i quali
secondo l'istituzione apostolica erano i numero di sette come sta scritto
negli Atti degli apostoli (Atti 6,1-6).
L'istituzione dei Diaconi si mantenne nel numero di sette anche nella
Chiesa primitiva di Roma con gli stessi incarichi indicati negli Atti
che si erano andati però ampliando.
S. Lorenzo fu eletto capo dei Diaconi, o Arcidiacono della Chiesa di Roma,
da S. Sisto II per le sue grandi qualità. Era una carica di grande
considerazione e autorità e comportava tre ambiti di ministero delicati
ed importanti: Prima di tutto la diaconia della liturgia, cioè
assistere il Vescovo nelle celebrazioni liturgiche e in sua assenza animare
la liturgia; in secondo luogo la diaconia della Parola, ciò comportava
non soltanto la proclamazione del Vangelo ma anche l'istruzione dei catecumeni
e dei cristiani(in qualche iconografia Lorenzo viene raffigurato con la
Bibbia in mano); in terzo luogo la diaconia della carità, cioè ricevere
le offerte, custodirle insieme ai Vasi Sacri e ai beni ecclesiastici e
pensare alle necessita della Chiesa e dei poveri, che erano molto numerosi.
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Arresto di Lorenzo
Papa Sisto non volle obbedire all'Imperatore né sacrificare agli
idoli, per cui fu condannato alla decapitazione. Mentre veniva condotto
al martirio Lorenzo lo seguiva dicendo: "Padre santo, non mi abbandonare;
ho fatto buon uso dei tesori che mi hai affidato".
I soldati, sentendo parlare di 'tesori lo arrestarono, lo consegnarono
al tribuno Paternio che lo condusse all'Imperatore il quale gli disse:
"dove sono i tesori della chiesa, che sappiamo essere nascosti presso di
te?". Lorenzo non rispose nulla Allora fu affidato ad un ufficiale di nome
Ippolito che lo mise in carcere assieme a molti altri in un sotterraneo
del suo palazzo, situato sulla via Urbana, dove attualmente si trova la
chiesa di S. Lorenzo in Fonte.
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La beffa dell'Imperatore
Valeriano, che era tanto nemico di Cristo quanto amico delle ricchezze,
voleva a tutti i costi mettere mano sopra i tesori della Chiesa che allora
erano considerevoli, infatti si provvedeva ai suoi ministri, alle necessità
di un buon numero di vedove e di vergini, a oltre mille e cinquecento poveri,
ai quali si provvedeva di tutto il necessario; la sua liberalità
aiutava anche le altre chiese fino alle più lontane province. Siccome
Lorenzo ne era il custode, l'Imperatore più che preoccupato di indurlo
a rinnegare la fede era preoccupato a che gli consegnasse i vasi d'oro
e d'argento che servivano per le funzioni liturgiche e le ingenti somme
possedute dalla Chiesa, tesori che in virtù dell'edito dello stesso
Valeriano dovevano essere consegnati al fisco imperiale.
Valeriano ordino a Ippolito che gli conducesse di nuovo Lorenzo. Lo interrogò
nuovamente circa i tesori della chiesa. Il Diacono si mostrò disposto
a cedere i tesori richiesti a patto che gli venisse concesso il tempo necessario
per ordinare tutto e fare una fedele rassegna, pertanto rispose: "Dammi
due o tre giorni di tempo e ti porterò i tesori che cerchi". Valeriano
accondiscese alla richiesta ma volle che fosse sempre sotto la sorveglianza
di Ippolito.
Avuto il consenso Lorenzo percorse tutti i quartieri della città
e a tutti i poveri che venivano sostentati con le elemosine della Chiesa
indicò l'ora ed il luogo in cui dovevano radunarsi. Ciò fatto
si presentò di nuovo al tiranno, il quale gli chiese di mantenere
la promessa. Lorenzo rispose: "sono pronto, seguimi e vedrai schierati
per ordine i trofei di Cristo, le sue gemme, i suoi vasi". Lo segue e al
posto delle sospirate ricchezze trova una folla di cechi, zoppi, cenciosi,
vecchi, malati di vario genere. Mostrando tutta questa gente radunata nel
palazzo di Sallustio, Lorenzo esclama: "Ecco i tesori della Chiesa, che
non vengono mai meno e crescono sempre".
Di fronte a tale spettacolo l'Imperatore rimase stordito e, vistosi deriso,
pieno d'ira si rivolse a Lorenzo minacciandolo di morte. Lorenzo con grande
calma lo invita a no arrabbiarsi e additandogli le vergini, le vedove e
i poveri disse: "questi sono in realtà i trofei di Cristo, queste
le ricchezze della sua Chiesa, queste le sue preziose gemme, questo il suo
più caro e nobile ornamento".
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Martirio di Lorenzo
Valeriano non poteva capire il discorso di Lorenzo e comprendere che i
poveri sono la vera ricchezza della Chiesa, e ancora più irritato
urlò di essere stato burlato, deriso, ridotto a favola e ludibrio
di fronte al mondo e la potenza di Roma con tutte le sue insegne umiliata.
Lorenzo rispose: "ebbene morrò, perché so che questo è
ciò che voi desiderate". L'Imperatore aggiunse: "ma non morirai
come tu pensi, non ti toccherà una morte facile e rapida, ti farò
morire lentamente, con tormenti atroci e lenti.
In un primo momento il santo Diacono venne legato ad un ceppo e fatto flagellare
duramente, intanto egli pregava per i suoi persecutori. Quindi fu condotto
di nuovo davanti all'Imperatore il quale, dietro un ulteriore rifiuto di
sacrificare alle divinità pagane, ordinò che si preparasse
una grata di ferro, vi si mettessero sotto dei carboni ardenti, e non fiamma
viva che avrebbe accelerato la morte, affinché le sue carni fossero arrostite
lentamente.
I Soldati afferrano Lorenzo, lo spogliano delle sue vesti, lo stendono
sulla graticola legandolo con legami di ferro. La tradizione narra che
all'improvviso una intensa luce gli illuminò il volto formandogli
una corona sulla fronte, simile a Mosè quando scendeva dal monte,
o a Stefano quando vedeva il cielo aperto sopra di sé. Lorenzo pervaso
da questa luce divina trovò ancora la forza di deridere con grande
ironia il suo carnefice, ed essendo stato già abbastanza tempo steso
sul fuoco da un lato, scherzando tra le sue pene con volto lieto e ridente
disse: "questa parte è già cotta, girami sull'altro fianco".
Poi rivolto lo sguardo al cielo pregò Dio per la conversione di
Roma. Era il 10 agosto dell'anno 258 ed erano passati soli tre giorni dalla
morte di papa Sisto. Sul luogo del martirio la pietà cristiana ha
eretto una chiesa che porta il nome di S. Lorenzo in Panisperna.
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Sepoltura di Lorenzo
Il corpo di Lorenzo fu lasciato dei carnefici sulla graticola. Il beato
Ippolito e il prete Giustino lo presero e lo adagiarono su una lastra di
marmo sulla quale rimasero larghe chiazze rossastre quali impronte del
corpo sanguinolento, chiazze che ancora oggi si possono notare nella cripta
di S. Lorenzo fuori le mura. Quindi lo lavarono, lo unsero con aromi, e
lo portarono sulla via Tiburtina nell'agro Verano, di proprietà
della vedova Ciriaca, dove lo seppellirono, dopo che il beato Giustino
ebbe offerto un sacrificio di lode al signore alla presenza di molti
cristiani in lacrime.
Nell'Agro Verano vi era un cimitero cristiano risalente già alla
metà de II secolo. Questo cimitero porta il nome di Catacombe di
S. Ciriaca, che si compone di quattro piani irradiandosi verso Nord-Est
e Sud-Est della Basilica.
Presso il luogo della sepoltura Costantino fece costruire una Chiesa che
lungo i secoli è stata ampliata e resa sempre più solenne:
l'attuale Basilica Patriarcale di S. Lorenzo fuori le mura.
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