Dipinto su muro in via Ariberto datato 1745

Arte ad Arzago


Nella Chiesa Parrocchiale si trovano alcuni dipinti ad olio opera del pittore Antonio Guadagnini, arzaghese di adozione, discepolo del Diotti: L'immacolata, Martirio di S. Alessandro, la nascita di Gesù, Glorificazione di S. Carlo Borromeo, Deposizione di Cristo dalla croce ed altri.
Al suo interno si trova un quadro denominato "LA Veronica" opera di Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone e due quadri dell'Anunciazione opere del 700 di autore ignoto.
L'attuale chiesa prepositurale risale al 1903. 
Era allora Parroco Don Ermenegildo Bernabè.
Ma la necessità di una chiesa più capiente era sentita ormai da anni.
Don Benedetto Badaracchi che fu parroco di Arzago dal 1882 al 1897, affidò la progettazione all'insigne Architetto Virginio Muzio di Colognola al Piano (Bergamo). Nel 1898 si iniziò la sua costruzione, che termino nel 1903. IL Muzio morì alcuni mesi dopo il suo collaudo il 12 luglio 1904. E' in stile lombardo libero.
L'altare maggiore (datato 1826) è Ancora quello della vecchia chiesa trasformata ora in sagrestia. 
Dalla vecchia chiesa sono anche i due altari: l'Altare della Madonna e di S. Alessandro.;
La statua di S. Lorenzo Martire datata 1600 ebbe nella nuova chiesa un elegante Altare in marmo. 
Il Parroco Don Emilio Gaboardi succeduto a Don Bernabè (che costruì la chiesa) donò le artistiche balaustre(1) e il bel pulpito di pregiati marmi. 
La nuova chiesa, dedicata come la vecchia, ormai decrepita e insufficiente, a S. Lorenzo Martire fu inaugurata dal vescovo di Cremona Mons. Geremia Bonomelli l'8 Settembre 1906. 
Fu decorata dal pittore Romeo Rivetta di Melegnano nell'anno 1923. Anche per lui questa fu l'ultima sua opera, infatti morì alcuni mesi dopo nel 1924.
Reggeva allora la Parrocchia don Eliseo Gazza che curò la costruzione della facciata progettata dall'Ingegner Carlo Bedolini di Treviglio e realizzata nell'anno 1935.
Sulla facciata sono poste tre statue (Redentore, S. Pietro e S. Paolo) ed una lunetta in cotto raffigurante il martirio di S. Lorenzo sono opera dello scultore arzaghese Mario Lochis.
(1) Con la l'ultima riforma liturgica le balaustre sono state usate per la costruzione del nuovo altare in modo che il celebrate sia rivolto verso i fedeli.


Scoperte ad Arzago opere inedite
dei fratelli Galliari

dal giornale parrocchiale Collegamento
Pasqua 1995

La visita dell'interessantissima mostra, recentemente svoltasi a Treviglio, dedicata all'intensa attività dei Galliari in geradadda nel settecento lombardo, ha portato a piacevoli sorprese.


Abside trecentesca della ex Pieve di Arzago Grazie all'intervento dell'architetto Barbara Oggionni è stato possibile identificare ad Arzago d'Adda due opere sconosciute dei pittori scenografi biellesi: una sita nella chiesétta della B. V. del Rosario, già dedicata nel seicento a S. Francesco, di proprietà della famiglia De' Capitani d'Arzago; l'altra (foto a sinistra) nell'abside della vecchia pieve di Arzago oggi ridotta a sacrestia.

La prima opera, collocata all'altare maggiore della chiesétta, fa da contorno a una grande tela della Vergine del Rosario tra gli angeli, di scuola seicentesca, e un grande affresco a finte colonne con basamento a trabeazione barocco, di matrice chiaramente galliaresca, con vasi color oro presenti a S. Bernardino a Caravaggio e a S. Carlo ai morti in Città. Purtroppo, manca la documentazione relativa alla proprietà della Ravaiola nei secoli.
così pure sulla volta della chiesétta stessa, al centro un affresco raffigurante la gloria di S. Carlo con movimento a spirale, richiama medesime raffigurazioni e composizioni a Sforzatica e Pettinengo. Così gli affreschi dell'abside dell'antica Pieve di S. Lorenzo, con l'edificazione della neogotica chiesa prepositurale attuale, all'inizio del secolo, ridotta purtroppo a sacrestia e magazzino (varrebbe la pena recuperare il complesso con un radicale restauro, come chiesa feriale) raffigurano finte nicchie arricchite da conchiglie dorate, palmette e festoni appartenenti inconfondibilmente al lessico tipico dei Galliari presenti a Villa Brambilla a Cassano a Casale e a Biassono.
"Ricca d'interesse la scoperta d'Arzago, non solo permette d'arricchire il censimento delle opere in Geradadda, ma rappresenta finora l'unico esempio in cui i fratelli di Andorno hanno operato in ambiente rurale, utilizzando schemi iconografici a loro consueti e perciò riconoscibili", come asserisce l'architetto Barbara Oggionni nella seconda edizione del catalogo della mostra recente, in cui asserisce, arricchendolo, "il piccolo ma altamente significativo contributo di Arzago".
Rimane, oltre alla personale soddisfazione della scoperta il problema della tutela e conservazione di questo piccolo patrimonio locale, purtroppo non in buone condizioni e bisognoso di interventi di restauro.
Speriamo che la scoperta serva ad incentivare gli interventi restaurativi di entrambe le opere. Ne vale la pena

Laurenziano